Blog

different-nationalities-1743395_960_720

Abbiamo iniziato questo giro nella scrittura evidenziando due aspetti di questo strumento (ma ce ne sono anche altri – ne parleremo). Si può:

  • scrivere per un pubblico, o meglio, per farsi leggere (il che non implica necessariamente il fatto di voler diventare famosi! O di riuscire a farlo!)

  • scrivere per sé e di sé. Per conoscere meglio se stessi, ma anche per far uscire qualcosa di impellente, che ci nasce dentro e che, se trattenuto, potrebbe provocare qualche danno.

Gli esercizi di riscaldamento che abbiamo iniziato a fare (journaling di 5 frasi al giorno e attenzione alle parole) possono sembrare appartenenti esclusivamente al secondo aspetto: allo scrivere di sé e per sé.

In realtà non è così.

Si tratta di ottimi esercizi anche per chi vuole scrivere per gli altri.

Servono a esercitare la scrittura tutti i giorni (cosa che, soprattutto gli scrittori agli inizi, tendono a non fare) e ad affinare la percezione e l’attenzione sugli ‘altri da noi’.Per carpire i vari modi di dire, i vari modi di esprimersi, la qualità e la varietà delle parole utilizzate in modo da attribuire le peculiari caratteristiche ad ogni personaggio.

Un esempio?

Allora, che so, vediamo un po’!

Ecco qui: provate a scrivermi un dialogo tra Giovanni, 68 anni, nato e vissuto a Bordighera e Natale, 13 anni, nato e vissuto a Riposto. Sono all’aeroporto di Roma e attendono di essere imbarcati su un aereo che ha due ore di ritardo.

Accattivante situazione, no?

Come si esprimono? Che parole scelgono di utilizzare?

Già scrivendo questo dialogo sarete costretti ad inventare un mondo intero!

Anche voi che leggete soltanto, state già immaginando la scena! State cercando di indovinare come può parlare l’uno o l’altro dei due personaggi.

Siamo narratori nati. Tutti! Non neghiamo l’evidenza!

Provate ad immaginare: quando tornate a casa dalle vacanze, come raccontate alla vicina di scrivania i giorni passati in ferie?

Concentratevi: è la stessa narrazione che proponete a vostra sorella o a vostra madre?

Sicuramente no.

Non ci avete mai pensato? Sperimentatelo subito!

Non solo parlare di un certo argomento ci fa utilizzare un certo tipo di parole invece che un altro, ma facciamo scelte differenti anche rispetto a chi ci troviamo davanti.

Prendendo coscienza di questo naturale cambiamento espressivo e delle svariate scelte lessicali, uno scrittore che vuole arricchire i propri personaggi, dare loro spessore, starà molto attento alle conversazioni: alle parole, ai gesti, agli ammiccamenti, agli sguardi….

E imparerà a riportare tutto, sia il verbale che il non verbale nei suoi dialoghi!

Ne riparleremo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *