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Casa_fantasmi

Brivido da storia di fantasmi? Eccolo qui: ‘Giro di vite‘ di Henry James, scrittore statunitense vissuto dal 1843 fino al 1916.
Giro di vite‘ è un tale (un racconto lungo) piuttosto raro nella produzione di James, scritto forse sulle suggestioni di Poe o di Hawthorne e in seguito ad una chiacchierata con il suo amico Benson, arcivescovo di Canterbury, che gli fa conoscere la nebulosa storia di bimbi abbandonati e di una governante che vede fantasmi. James ne ricava questo racconto stringato e molto costruito, nella sua apparente semplicità. Utilizza lo stesso espediente narrativo della cornice che introduce anche ‘La lettera rubata’, di Poe. Scava a fondo psicologicamente i vari personaggi, soprattutto quello della governante, che è anche la voce narrante della storia, e che molti critici posteriori leggeranno in chiave freudiana. Insomma niente male per lavoro definito dall’autore stesso una «Cosetta» scritta «per soldi», al massimo definibile un «jeu d’esprit», ricordando che il racconto fu pubblicato inizialmente a puntate sul settimanale «Collier’s».
Fatto curioso: l’autore non scriva mai il nome della governante.

…Smise di piovere, per fortuna, e io mi preparai per la passeggiata che, attraverso il parco e poi sulla strada buona in direzione del villaggio, era questione in tutto di una ventina di minuti. Mentre scendevo le scale per incontrarmi con la mia collega nell’atrio, mi ricordai di un paio di guanti che avevano bisogno di un rammendo di tre punti, rammendo eseguito – pubblicità forse poco edificante – durante il tè dei bambini che la domenica, eccezionalmente, veniva servito in quel gelido e lucido tempio di mogano e di ottone che era la sala da pranzo dei «grandi». Lì avevo lasciato i guanti, e vi tornai per prenderli. La giornata era piuttosto grigia, ma c’era ancora un po’ di luce pomeridiana, che mi permise, appena oltre la soglia, non solo di riconoscere l’oggetto che cercavo poggiato su una sedia accanto alla finestra grande chiusa, ma anche di rendermi conto della presenza di una persona che dall’altra parte della finestra guardava dentro la stanza. Mi bastò entrare nella stanza nella stanza: la visione fu istantanea; completa. La persona che guardava dentro era la stessa che mi era già apparsa. E ora mi riappariva di nuovo, non dirò con più chiarezza, perché era impossibile, ma con una vicinanza che rappresentava un passo avanti nei nostri rapporti e che questo incontro mi tolse il respiro e mi raggelò il sangue.
Era lui – era proprio lui – ; questa volta, come la volta precedente, lo vedevo dalla cintola in su, perché le finestra, pur essendo la sala da pranzo al pianterreno, era più alta della terrazza. La facia era vicino al vetro, eppure l’effetto di questa vista migliore servì solo, stranamente, a farmi capire quanto fosse stata intensa la volta prima. Restò pochi secondi….

Photo: www.radio3.rai.it

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