Art

Art è un ragazzo di strada che sa correre veloce anche contro il vento pungente di febbraio. Ha undici anni e mezzo. È gracile. 
Ha gli occhi verdi pieni di vivacità.
Sa badare a se stesso.

La giacca della tuta azzurro lercio gli svolazza sulla schiena come il mantello di Superman. I capelli ricci impasticciati di smog, polvere e aria di città non si spostano. Le scarpe troppo grandi e dai lacci corti gli sfuggono ad ogni falcata.
Sorride involontariamente a tutti quelli che incontra.
Vicino al suo portoncino semidistrutto si ferma di botto, attirato da un lampo bianco, nel crepuscolo. Con cautela si avvicina. Guardingo si china e riconosce un mucchietto di piume candide.

Le sfiora e sente la carezza. Ci ripassa la mano, ancora e ancora. Si guarda attorno, ma non c’è nessuno.
Infila le mani nel fondo del mucchio con i palmi verso l’alto. Le solleva, pregustando il piacere di vedere le piume volare come bolle di sapone. Sente invece resistenza. Le piume non si sparpagliano in formazione nuvola.
Sono unite a formare due ali. Due ali solite, da angelo medio. Come aveva visto molte volte nei quadri all’orfanotrofio.
Chi le avrà perse? Non gl’importa. Sono irresistibili. Sente che deve proprio mettersele!
Ci sono due cinghie e le infila sulle spalle.
Ha le ali!

Ride, danza saltellando e balzando qua e là come uno sgraziato albatros atterrato. Con la bocca interpreta il suono del battito d’ali: “Sch! Sch! Sch!”
Le braccia aperte, gli indici e i pollici che trattengono le punte, Art sta volando!
Il tepore delle piume gli si diffonde sulla schiena e lui sbadiglia. Ancora volando, ma con le braccia basse e trascinando le scarpe, raggiunge la cantina, che divide con altri cinque ragazzini, e il suo giaciglio di stracci, cartoni e giornali. Si stende e si avvolge nelle ali nuove. Si copre anche un po’ il viso con l’ala destra e si addormenta beato come un passero nel nido.

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