Nel comune linguaggio è ormai entrato e si è affermato un termine nuovo: quello di «bioetica». È un termine composito, che accosta e unisce due realtà e concetti: la vita (bios) e l’etica o morale (ethos). Queste sono realtà o concetti perenni e universali, di sempre e di tutti.
Di qui l’interrogativo circa la reale portata della «novità» introdotta nei problemi medico – morali della bioetica.
L’interrogativo può riguardare sia la terminologia sia, e ancor più, il suo contenuto.
Il termine è senz’altro nuovo, ormai nel senso recente. Non è facile ritrovarlo nella produzione morale o nella letteratura medica prima degli anni ’60. Il termine sembra comparire nel 1970 e responsabile del neologismo composito è Van Resselaer Potter. E da quell’anno riceve un’immensa fortuna: nel 1971 è introdotto nel nuovo «Joseph and Rose Kennedy Institute» fondato dall’Università Georgetown di Washington «per lo studio della riproduzione umana e della bioetica»
Incipit di Bioetica
Dionigi Tettamanzi
La bioetica mi ha sempre interessata moltissimo. Trovo sia uno degli argomenti che riescono a scuotere la coscienza di ognuno fin nel profondo. Penso che ragionare su argomenti come il diritto alla vita, nelle sue svariate sfaccettature, o alla morte, ci metta di fronte ai nostri limiti mentali. Credo che dentro se stesso ognuno di noi abbia le proprie convinzioni e che queste siano ben radicate. Personalmente le ho, raramente le condivido e normalmente non le comunico. Il terreno di conversazione sulla bioetica può infiammarsi facilmente. Per questo credo che sia bene, ogni tanto, leggere un testo che tratta le varie problematiche sia da un punto di vista sia religioso che civico, per continuare ad alimentare la nostra discussine interna. E per ampliare gli scenari possibili e i punti di vista sull’argomento. Per far crescere il dialogo interiore che, in ogni caso, ci arricchisce.
Consiglio di visitare, ogni tanto, anche questo sito: ww.portaledibioetica.it