M’è capitato molte volte, ai corsi di scrittura o agli incontri di lettura, di sentir nominare Daniel Pennac (diminutivo di Pennacchioni), scrittore francese, e subito m’elettrizzavo perché adoro il ciclo di Malaussène:
Il paradiso degli orchi, 1991;
La fata Carabina, 1992;
La prosivendola,1991;
Signor Malaussène, 1995;
La passione secondo Thérèse, 1998;
Ultime notizie dalla famiglia,1997;
e partivo in quarta chiedendo: “Ami anche tu il capro espiatorio?” con l’entusiasmo e il buonumore che questi libri mi hanno trasmesso negli anni.
Sono sempre stata freddata da un secchissimo: “No, parlavamo di ‘Come un romanzo‘”.
In effetti è un libro suo anche questo. Un saggio che racconta le intenzioni di un buon insegnante per far sì che anche i giovani si avvicinino ai libri senza considerarli mattoni. Inevitabilmente mi elencavano i dieci diritti del lettore esposti da Pennac nell’opera ‘omnia’:
1. Il diritto di non leggere
2. Il diritto di saltare le pagine
3. Il diritto di non finire il libro
4. Il diritto di rileggere
5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)
7. Il diritto di leggere ovunque
8. Il diritto di spizzicare
9. Il diritto di leggere ad alta voce
10. Il diritto di tacere
Ma io non sono snob e in fatto di libri, per di più, sono onnivora. Mi spiace solo per loro che si son persi delle storie piene di umanità, di gioia e di ironia.
Che introduzione ingombrante!
Il libro che ogni tanto sfoglio in velocità è: ‘Il mondo di Daniel Pennac‘ a cura di Fabio Gambaro e disegni di Daniel Pennac. Lunga intervista di Gambaro all’autore francese che ha fatto pubblicare in questo libro anche alcuni suoi disegni veramente godibili. Mi rinfranca averlo tra le mani. Amo Pennac (soprattutto quello non ‘Come un romanzo‘).
D: I Malaussène sono soprattutto una famiglia molto atipica che esprime un sistema di valori comunitario, antiautoritario, anticonformista, che ricorda certi ideali della cultura degli anni sessanta e settanta…
R: È vero, ma questo non è tutto. La tribù Malaussène esprime anche una cultura attraversata dal gusto della durata nelle relazioni, rivaluta cioè l’importanza dell’intimità nei rapporti tra le persone: si contrappone a chi sacrifica le relazioni personali al proprio successo politico, sociale ed economico, ma anche a chi proclama facili liberazioni ideologiche e poi vive astrattamente le teorie enunciate. Costoro sono esseri fatti di cemento armato, protetti dalle loro teorie, in cui evidentemente trovano una certa sicurezza. Negli anni settanta purtroppo si sono verificate molte derive di questo tipo: c’erano persone che denunciavano alcuni principi, s’imponevano comportamenti e poi erano incapaci di viverli assumendosene le conseguenze. I loro comportamenti rappresentavano la negazione del sentimento, che è ciò che dà valore alla vita. L’amore e l’amicizia sono sentimenti basati su una fiducia che non ha fondamento teorico; la si può solo accettare, in maniera un po’ cieca, visto che è costantemente minacciata dal sociale, dall’economia, da altri amori e così via. All’epoca si proclamava volontaristicamente l’assoluta libertà delle relazioni sentimentali e sessuali che però finiva per andare a discapito di una forma appassionante di amore che implica la durata con l’altro. Vivere a lungo con qualcuno è un fatto travolgente, è un’avventura valida in ogni istante, ma che implica evidentemente alcune scelte fondamentali.
D: La tribù di Malaussène è anche un concreto esempio di società generosa e tollerante…
R: Certo, questo è l’aspetto principale del microcosmo di Belleville, di cui la tribù Malaussène è un perfetto esempio. Questi personaggi rifiutano la società dominata dall’egoismo, dalle gerarchie, dall’imperativo di mostrarsi e farsi vedere. Essi privilegiano il mondo degli affetti al diktat dei giochi di potere sociali. E naturalmente i Malaussène sono portatori di valori che sono anche miei.Per esempio, preferisco passare una serata con i miei amici, piuttosto che andare a mostrarmi in televisione, ma questa scelta è inconcepibile per la gente della televisione. Di fatto, oggi esistono due società, due mondi che si differenziano in base a un sistema di valori e a una somma di comportamenti. Non è più una dicotomia ideologica o sociologica anche se naturalmente i comportamenti generano interrogativi di tipo etico a cui occorre dare risposte.
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