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cuore di tenebra

Le Nellie, un’imbarcazione da crociera, girò sull’ancora senza il più lieve fileggiare delle vele, e fu ferma. La marea s’era alzata, il vento quasi cessato e, poiché si scendeva il fiume, non rimaneva che stare alla fonda e attendere il reflusso.
Il tratto di Tamigi che sfociava in mare si estendeva dinanzi a noi come l’imboccatura d’una interminabile via d’acqua. Al largo, mare e cielo si saldavano senza una giuntura, e nello spazio luminoso le vele conciate delle chiatte che risalivano sull’onda della marea sembravano ferme; rossi grappoli di tela dalle punte aguzze e pennoni verniciati che luccicavano.

Incipit di Cuore di tenebra
Joseph Conrad

Joseph Conrad, per la precisione Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski, polacco naturalizzato inglese scrisse il testo nel 1899 e venne pubblicato sul Blackwood’s Magazine in tre capitoli. Molto autobiografico, racconta del viaggio di un uomo nella giungla per ritrovare un collega scomparso, che ritroverà, malato e quasi uscito di senno, a capo di una tribù indigena adorato come una divinità.
La critica del colonialismo, del potere economico-politico che i bianchi impongono agli indigeni e del mercato del l’avorio con la strage di elefanti sono costantemente richiamati in ogni pagina del libro. Ma il punto che più mi ha fatto riflettere è lo scoperchiamento del ‘cuore di tenebra’ dell’uomo. La descrizione della capacità che ogni essere umano si porta appresso di trasformarsi in tiranno assoluto e schiavizzante se appena riesce. Al di fuori dell’organizzazione della vita sociale occidentale, dove vive da ipocrita, diventa la paurosa fotocopia di uno scadente dio.
Credo però che in questo periodo di crisi la principale brama degli esseri umani sia di avere soldi sufficienti ad una vita dignitosa, no?

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