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ottavo giorno

Ci doveva essere un qualche arbusto di artemisia che bruciava, ma guardando dai finestrini Ellery non vide fumo da nessuna parte. Una volta gli parve di scorgere una fiammata, ma si trattava soltanto di un cespuglio di ocotilla, dai fiori scarlatti. O le piogge primaverili erano arrivate più presto del solito, o l’altitudine di quella parte del deserto era favorita da scrosci occasionali durante tutto l’anno.
“Si tratterà forse del fuoco di un campeggio” concluse Elleriy Ma la sua era più che altro una speranza. Infatti da parecchie ore non aveva incontrato anima viva, né aveva notato tracce di pneumatici. Cominciava perfino a dubitare che la strada stessa fosse opera dell’uomo.

Incipit di …E l’Ottavo giorno…
Ellery Queen

Ho già presentato Ellery Queen, pseudonimo che firma la collaborazione dei due cugini Dannay e Lee, e lo ripropongo per le peculiarità di questo testo pubblicato nel 1964. In realtà non furono i cugini a scriverlo, ma affittarono il loro ‘marchio’ a Avram Davidson che prese inspirazione da una sceneggiatura di Frederic Dannay. A quanto pare le ultime uscite a firma Ellery Queen furono tutte opere di ghostwriting solamente revisionato da Dannay e Lee che in questo modo poterono presentare e vendere nella nuova categoria dei Pocket Books anche quattro libri in un anno, dai contenuti più disparati. ‘…E l’Ottavo giorno…’ è un testo interessante per la trama ispirata dal ritrovamento dei Manoscritti del Mar Morto; dalla ricostruzione precisa di una comunità isolata di credenti e dalla simbologia religiosa. Tematica affascinante per ogni scrittore, che può essere utilizzata non solo per scrivere romanzi gialli, ma anche fantasy o narrativa impegnata.

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