«Tutte le famiglie felici si somigliano», scriveva Tolstoj iniziando Anna Karenina. Ma la felicità è sempre la stessa? Non si direbbe, se per esempio seguiamo la Storia della felicità di Fulvia de Luise e Giuseppe Farinetti (2001), dove è manifesta la popolarità tra la ricerca di misura degli antichi e il dinamismo un po’ ossessivo dei moderni. Tuttavia, almeno a dar retta ai filosofi, l’ipotesi che la felicità sia strettamente connessa con la virtù e il sapere è di gran lunga prevalente: da Socrate alla felicità mentale teorizzata dagli scolastici medievali, sino al nesso tra virtù, perfezione e felicità in Cartesio e Spinoza. Ma è legittimo sospettare un conflitto di interesse, non diverso da quello per cui (osserva ancora Tolstoj, ma in Guerra e pace) sembra che la storia la facciano solo i generali, perché i generali sono tra i più prolifici scrittori di storia.
Incipit di Felicità. Cos’è la ricerca della felicità?
Maurizio Ferraris
Questo quesito con relativa risposta ed excursus filosofico con citazioni di vari autori, l’ho trovato pubblicato in un testo snello, allegato a Repubblica. Ottima lettura che mi ha fatto pensare molto.
Da quel momento in poi, però, la mia attenzione è stata attratta dal fatto che più aumenta l’incertezza per la crisi economica, più aumentano le pubblicazioni, anche estemporanee, che parlano di felicità e che consigliano agli essere umani come essere felici. Non solo, aumentano anche i siti dedicati alla psicologia spicciola o ricchi di contenuti apparentemente motivazionali. Traboccanti di temi e frasi positivi su sfondi d’immagini suggestive, ma sostanzialmente vuoti di contenuti pregnanti. Stessa invasione l’ho notata nei social.
Una leggerezza che è a tutti gli effetti superficialità e vendita illusoria di benessere. Credo.
E, tutto sommato, ottiene l’unico scopo di demonizzare le persone che non ragionano easy, che rifiutano di sfarfallare nei colori pastello. Illudendo che la vita secondo felicità sia facilità. Credo.