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Di Heloneida Studart, scrittrice, giornalista e attivista politica, una delle più importanti del secolo scorso in Brasile, da noi è arrivato molto poco. A me è piaciuto molto ‘Francobollo d’addio‘, una specie di saga familiare con omicidio e donne che lottano contro l’imperante maschilismo della società brasiliana. La forza della scrittura di Heloneida, deriva dalla realtà. Lei ha lottato in prima persona per migliorare le condizioni di vita dei quartieri poveri di Rio de Janeiro e la discriminazione contro le donne nel suo paese, e anche se, in questo romanzo, sembra parlare di vita domestica, di affetti e odi familiari, sviluppa storie non convenzionali né banali. E il suo è un parlare d’amore con toni tragici e un po’ sopra le righe e sempre e comunque ‘dalla parte delle donne’.

Mariana passò in rassegna i rimedi contro l’insonnia. Contre le pecorelle, bere un bicchiere di latte tiepido. Ma odiava il latte. Le faceva venire in mente sua madre, con la ciabatta in mano, che si indignava per la sua magrezza di bambina di sei anni: “O bevi il latte, o ti arriva una ciabatta in testa”. Cercò un sonnifero nel cassetto del comodino, senza risultato. E si ricordò una volta di più che quel piccolo mobile, posto accanto al letto, nella sua infanzia, serviva a nascondere un vaso da notte.Donna Mimi usava ancora quell’oggetto di agata a fiori. Tutte le mattine lo faceva portare via da Rosa, sebbene disponesse di un bagno provvisto di tutto. Diceva: “È bene che sappia qual è il suo posto, e poi mi sveglio sempre con il capogiro”.
Mariana andò a fare la doccia rimuginando l’antico odio. “Voglio vedere cosa dirà quando le racconterò quel che sta succedendo a Leonor”.

Photo: www.zingarate.com

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