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Una raccolta di racconti scritta da uno dei più grandi scrittori statunitensi di short story e quasi tutti pubblicati tra il 1935 e il 1978 sul “New Yorker”: ‘I racconti’ (61) di John Cheever, soprannominato il Čechov dei sobborghi. Racconta la vita quotidiana, il giorno per giorno della media borghesia pennellando uno spaccato della società americana del novecento assai intrigante e puntiglioso.
I suoi racconti colgono la duplicità degli esseri umani, sempre in bilico tra certezze e incertezze, tra serenità e paure, tra conflitti sociali e familiari, tra ansie e angosce. E sottolineano le piccole meschinità, l’incoerenza, l’ipocrisia degli esseri umani. A volte giocando con il surreale.
M’è rimasta impressa un’affermazione che Cheever stesso ha fatto sulla sua opera: “I bambini annegano, donne bellissime vengono maciullate in incidenti stradali, le navi da crociera affondano e gli uomini muoiono di morte lenta nelle miniere o nei sottomarini, ma non troverete niente di tutto questo nei miei racconti. Nell’ultimo capitolo la nave rientra in porto, i bambini vengono salvati, i minatori vengono estratti da sottoterra”. Ed in effetti è quasi sempre così, come a tacitare un bisogno di lieto fine.

Da ‘Dimmi solo chi era’

Seduto al piano di sotto davanti ad una tazza di caffè, Will si rese conto che la sua supervisione sulla vita di Maria era stata tutt’altro che esauriente. Se lei avesse voluto ingannarlo, la sua vita non avrebbe potuto essere organizzata in modo più conveniente. D’estate era quasi sempre sola, tranne che nei fine settimana. Lui era via per lavoro una settimana al mese. Lei andava a New York ogni volta che voleva, a volte anche di sera. Solo una settimana prima del ballo c’era andata per cenare con dei vecchi amici. Doveva prendere un treno che rientrava a Shady Hill alle undici. Will era andato a prenderla in stazione. Era una sera di pioggia e ricordava di averla aspettata con un umore piuttosto cupo, al binario. Appena aveva visto le luci del treno in lontananza, il suo umore era cambiato per la gioia di andarle incontro e portarla a casa.

Photo: Hopper, Summer evening

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