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bell'antonio

Dei siciliani scapoli che si stabilirono a Roma intorno al 1930, otto per lo meno, se la memoria non m’inganna, affittarono ciascuno una casa ammobiliata, in quartieri poco rumorosi e frequentati, e quasi tutti andarono a finire presso insigni monumenti, dei quali però non seppero mai la storia né osservarono la bellezza, e talvolta addirittura non li vedero. Che cosa non saltò il loro occhio ansioso di scorgere la donna desiderata in mezzo alla folla che scendeva dal tram? Cupole, portali, fontane… opere che, prima di essere attuate e compiute, tennero aggrottate per anni la fronte di Michelangelo o del Borromini, non riuscirono a farsi minimamente notare dall’occhio mobile e nero dell’ospite meridionale!

Incipit di Il bell’Antonio
Vitaliano Brancati

Brancati pubblicò a puntate questo romanzo sul settimanale ‘Il Mondo’ nel 1949. Venne edito poi da Bompiani. Un testo ironico e divertente che denuncia e critica il fascismo. Che rappresenta in modo esemplare e schietto l’atteggiamento borghese e socialmente demonizzante con il quale in quegli anni veniva trattata l’impotenza maschile, in modo particolare al Sud. Brancati si serve del grottesco e della satira pungente. Della comicità e della tragedia. Beffardo anche nel linguaggio.
Ottimo libro di analisi e critica sociale, indispensabile per chi voglia imparare meglio come utilizzare il ridicolo quale mezzo espressivo.

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