Blog

Duerer_-_Ritter,_Tod_und_Teufel_(Der_Reuther)

Oggi parliamo di un giallo per me interessante. ‘Il cavaliere e la morte‘ di Leonardo Sciascia. L’autore prende spunto da una stampa a bulino di Albrecht Dürer: ‘Il cavaliere, la morte e il diavolo’ datata 1513 e ci racconta l’Italia stanca e governata da un malato sistema, a tratti criminale. E in un mondo malato il protagonista di Sciascia è un ammalato, contagiato forse dallo stesso sistema, ed ha un nome che è la storia stessa del nostro apparato statale: Vice. Vice e basta. A dichiarare che sostituisce qualcuno o qualcosa. O forse il nulla. Vice comprò la stampa di Dürer, in un guizzo di incaponimento, ad un’asta. Battendo tutti quelli che la volevano e pagandola una cifra pari a due suoi stipendi. Un affare pensando poi alla lievitazione dei prezzi di queste opere.
Lui la tiene comunque sempre con sé, nelle sue peregrinazioni da un ufficio all’altro, da una sede all’altra e la ripercorre con gli occhi, linea per linea nei momenti di stanchezza.
Il Vice soggiace ai desideri del suo superiore e quando deve indagare sulla morte di un illustre avvocato fa finta di non seguire alcune piste che lo porterebbero ad approfondire i rapporti con un noto industriale, che notoriamente intrallazzava proprio con l’avvocato, e fa finta di buttarsi a capofitto nel passaggio al pettine fino su gruppo chiamato: i ragazzi dell’89, che aveva minacciato l’avvocato.
Mi piace molto questo racconto lungo o romanzo breve, che è adatto ad una lettura gialla, ma anche ad una di critica sociale, nonché ad una meditazione filosofica sulla vita.

 

Stava intanto guardando Il cavaliere, la morte e il diavolo. Forse Ben Gunn, per come Stevenson lo descriveva, un po’ assomigliava alla Morte di Dürer; sicché gli parve prendesse , La Morte di Dürer, un riflesso di grottesco. L’aveva sempre un po’ inquietato l’aspetto stanco della Morte, quasi volesse dire che stancamente, lentamente arrivava quando ormai della vita si era stanchi. Stanca la Morte, stanco il suo cavallo: altro che il cavallo del Trionfo della morte e di Guernica. E la Morte, nonostante i minacciosi orpelli delle serpi e della clessidra, era espressiva più di mendicità che di trionfo. «La morte si sconta vivendo.» Mendicante, la si mendica. In quanto al diavolo, stanco anche lui, era troppo orribilmente diavolo per essere credibile. Gagliardo alibi, nella vita degli uomini, tanto che si stava in quel momento tentando di fargli riprendere il vigore perduto: teologiche terapie d’urto, rianimazioni filosofiche, pratiche parapsicologiche e metapsichiche. Ma il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui. E il Cavaliere: dove andava così corazzato di ferro, così fermo, tirandosi dietro lo stanco Diavolo e negando obolo alla Morte?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *