M’è piaciuto ‘Il colonnello Chabert’ dove Balzac descrive le difficoltà del rientro del colonnello, creduto morto e invece scampato e vivo perché nascostosi sotto un pila di cadaveri.
Al suo ritorno troverà la moglie già sposata con un altro e tutti i suoi bene da lei incamerati.
Si rivolgerà ad un avvocato per veder ristabilito il suo ruolo nella società parigina e per riavere almeno i suoi possedimenti. Profonda storia di un uomo che, più che sconfitto e avvilito dalla solita cattiveria della donna che diceva di amarlo e dagli ‘amici’, si arrende alla potenza della burocrazia, alla sua macchina cigolante che riesce a calpestare e stritolare ogni desiderio di riscatto.
In quel momento il vecchio non esisteva più. Erano gli occhi dell’uomo energico che brillavano, riaccesi dal fuoco del desiderio e della vendetta.
– Bisogna forse transigere, – disse l’avvocato.
– Transigere? – ripeté il colonnello Chabert. – Sono morto, o sono vivo?-
– Signore,- aggiunse l’avvocato, – spero che lei seguirà i miei consigli. Si accorgerà ben presto dell’interesse che prendo alla sua situazione, quasi senza esempio nei fasti giudiziari. Intanto, le darò due righe per il mio notaio, che le consegnerà, contro quietanza, cinquanta franchi ogni dieci giorni. Non sarebbe conveniente che lei venisse qui a cercare soccorsi. Se lei è il colonnello Chabert, non deve essere alla mercé di alcuno. Darò a questi anticipi la forma di un prestito. Lei ha dei beni da recuperare, è ricco.
Quest’ultimo scrupolo strappò al vegliardo qualche lacrima. Derville si alzò bruscamente, forse perché non si usava che un avvocato mostrasse di commuoversi; passò nel suo studio, e ne tornò con una lettera sigillata che porse al conte Chabert. Quando il pover’uomo la prese in mano, sentì attraverso la carta due monete d’oro.