Molti thriller e spy story ci possono aiutare ad usare i flash-back, aiutandoci anche a capire il momento migliore nel quale inserirli nella narrazione. ‘Il fattore umano‘ di è il mio preferito. Sarà che Greene è un maestro, ma la sua narrazione, che avanza raccontando il passato, è stimolante. Originale anche la trama perché il protagonista, Maurice Castle, non deve affrontare un nemico, ma una sistema. Il servizio segreto britannico del quale anche lui fa parte. Come s’accorge d’essere sotto tiro? Semplice. Non trova il whisky per l’aperitivo serale al solito posto.
Aprì la porta con la sua Yale. Aveva anche pensato di far installare una serratura di sicurezza, una di quelle speciali che vendevano da chubb’s in St James’s Street, ma poi vi aveva rinunciato, visto che i suoi vicini si accontentavano di una Yale e inoltre negli ultimi tre anni non si erano verificati furti nei paraggi che giustificassero una simile misura. L’anticamera era deserta, e anche il soggiorno, come si poteva intravedere dalla porta aperta; e dalla cucina non venivano rumori. Notò immediatamente che la bottiglia del whisky non era sul buffet, pronta vicino al sifone del selz. Un’abitudine consolidata era stata infranta, e Castle si sentì prendere dall’ansia, improvvisa come la puntura di un insetto.
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