Fra gli oggetti in mostra all’American Museum of Natural History di New York c’è un conte inglese: Quincey de Bapeau Charmaine-Bott, venticinquesimo conte di Hastings, pregevole risultato di novecento anni di allevamento selezionato, nel gregge sempre più sparuto dell’aristocrazia britannica.
Incipit di Il furto del grande dinosauro
David Forrest
David Forrest è lo pseudonimo con il quale si firmano due giornalisti inglesi, David Eliades e Robert Forrest-Webb che pubblicarono, purtroppo) solo quattro libri in Inghilterra negli anni ’70:
“And to my nephew Albert I leave the island what I won off Fatty Hagan in a poker game”
(“E a mio nipote Albert lasciol’isola che ho vinto a Fatty Hagan in una partita a Poker”) nel 1969
“The great dinosaur robbery” (“Il furto del grande dinosauro”) nel 1970
“After me, the deluge” (“Dopo di me il diluvio”) nel 1972 dal quale Garinei e Giovannini trassero il musical “Aggiungi un posto a tavola”
“The undertaker’s dozen” nel 1974
Solo i primi tre furono tradotti il italiano. Sono libri fantastici dove la risata si sussegue al sorriso che poi si fa risata di nuovo, in un continuo avvicendarsi di scene madri e colpi di scena per storie al limite del credibile. Nel “Il furto del grande dinosauro” si dovrebbe recuperare un microfilm dove è memorizzato un piano segreto per sventare un possibile attentato: se tutti i cinesi nello stesso istante saltassero a terra, da una determinata e pre-calcolata con precisione, altezza si propagherebbe un’onda d’urto tale da provocare terremoti e maremoti che potrebbero spazzare via gli USA. Il recupero del microfilm è affidato casualmente alle tate. Sì, alla famose bambinaie inglesi!
Ridere fa bene. A proposito, avete mai letto: “Curarsi con i libri” di Ella Berthoud e Susan Elderkin?