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zero

E’ arrivato il giardiniere. L’ho chiamato perché si prendesse cura del mio alloro. Sì, quell’alloro di cui parlo sempre e che mi fa tribolare da quando l’ho comprato. Stenterello e rachitico o malato fin da principio? Mah! Comunque il giardiniere lo studia, ci gira attorno, faticosamente, perché è robusto e fa fatica a passare tra i rami e la ringhiera. E’ anche giovane e gentile e disponibile quindi ci guarda serio e ci dà la ferale notizia: ‘Me sa che l’è ormai un morto’. Sì, sì. In fondo lo sapevamo. Era pietrificato lì da un anno con le foglie rimaste appiccicate chissà per quale ragione. Io e Raf ci guardiamo: quanti soldi buttati. E il giardiniere ci spiega che arriverà con la piccola scavatrice e un uomo per aiutarlo nello sradicamento e ci recita tutta una lista di interventi pre e post. Poi gli viene un’idea geniale: ‘Adesso sento come che el stà’.
Forte e muscoloso abbraccia lo striminzito tronco del mio alloro e lo scuote vigorosamente avanti e in dietro. Nella via dove abito riecheggia un cavernoso STLOK.
L’alloro gli è rimasto in mano. Tutto intero. Come un mazzo di fiori gigantesco nelle braccia di un bambino. Esterrefatti io e Raf non sappiamo che fare o come aiutarlo perciò stiamo fermi a guardarlo ondeggiare in quella sua danza legnosa. Lui tenta di non cadere, di trovare un posto per piazzare l’albero e di non distruggerci la ringhiera. Io non so se dispiacermi per l’alloro sradicato brutalmente o ridere fino al mal di pancia per la scena.
Comunque ora, sicuramente, il nostro giardino ha più aria.

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