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sdraio

Non avevo mai letto nulla di Vecchioni. Avevo ascoltato le sue canzoni dai testi originali, quasi poesie.
Ma non avevo pensato ai suoi libri. Ieri mi è arrivato in regalo Il mercante di Luce e mi ha incantata. Per l’uso magistrale delle parole, sempre quasi poetico più che narrativo.
Un leggere che a volte ti fa fermare e correre un brivido lungo la schiena.
Il tema proposto è forte e quindi indubbiamente emozionante: Marco e la sua malattia, la progeria, che accelera la vecchiaia in modo crudele. Ma la figura del padre, Stefano Quondam, è ancor più toccante, a tratti, così sperduto nella magia del mondo greco…
Come recita il sottotitolo: «Non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro»

Miranda se ne stava lì, inchiodata al sole, già al limite di un addio, di un non ci siamo più.
La spiaggia non era di quelle che piacevano a Quondam, troppo larga, troppo affollata: il vocio dei bambini si confondeva con le strida di quattro casuali gabbiani, coro graffiante al di sotto di ogni normale emozione.
Lui si era piantato là; lei miranda stava lì, seduta sull’unico scoglio possibile, immobile e glaciale. Se la rivide negli occhi come un’altra cosa, un’altra estate fiorita e sfiorente. Aveva ragione la maga, il tempo uccide, le illusioni uccidono. La guardava ché l’amava, la perdeva e l’aveva già persa, prima, molto prima di amarla.

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