La primavera è qui, sembra. Quindi m’è venuto in mente (secondo quale associazione non saprei dire) il finlandese Arto Paasilinna e i suoi libri umoristici. Riesce a raccontare con contagioso humor anche la storia più tragica e triste. Credo che il suo libro più conosciuto in Italia sia ‘L’anno della lepre‘, ma a me son piaciuti anche tutti gli altri che Iperborea ha pubblicato. Quindi vi parlo di ‘Il migliore amico dell’orso‘. Questa tipologia di libri la consiglio ad ogni scrittore perché qualunque genere si affronti, è più facile mantenere desta l’attenzione del lettore se lungo la narrazione si riesce ad inserire una battuta, una graziosa boutade, un leggero mot d’esprit.
Anche vero è che il sense of humor non s’insegna: uno ce l’ha oppure no. Io credo, però, che facete frequentazioni intelligenti aiutino!
Paasilinna è diventato maestro del romanzo umoristico dopo aver lavorato come guardia boschi, come giornalista e come poeta. Una spruzzata d’umorismo anche nella sua carriera, dunque!
La trama di questo romanzo ‘Il migliore amico dell’orso‘ è originale. Una comunità religiosa, stanca del suo pastore in crisi vocazionale, e della sua odiosa moglie, gli regala, per il cinquantesimo compleanno, un cucciolo d’orso nella speranza che una volta cresciuto questi possa lautamente pranzare e cenare con pastore e signora. L’orso diventerà invece il miglior amico del pastore, non lo mangerà, ma lo porterà comunque lontano dalla comunità, dandogli il coraggio di staccarsi da un mondo ormai privo di significato e di imbarcarsi per luoghi lontani: Mar Bianco, Mar Nero, Mediterraneo…
“Non si tengono più i cani alla catena, d’estate?” si meravigliò Sonja.
“Avranno fiutato Satanasso. Forse dovremmo portarlo dentro”
Sonja tornò ancora ai grandi interrogativi sull’esistenza.
“E la creazione? Non è forse la prova dell’esistenza di Dio? Niente nasce dal nulla, la vita è una creazione divina.”
“Sarà. Ma come creatore Dio non è il massimo della competenza. La natura è venuta accettabilmente bella, ma la creazione dell’uomo è stata una catastrofe. Se un orologiaio si dimostrasse altrettanto maldestro, sarebbe immediatamente licenziato. Dovrà ben esserci da un’altra parte, in un altro mondo, una specie intelligente per cui la risposta a questi interrogativi sia chiara ed evidente.”
Huuskonen si apprestava a continuare i suoi commenti filosofico-religiosi, quando per il campo si videro arrivare di gran carriera tre quattro cani, in testa un molosso che latrava furiosamente, seguito da alcuni spitz dalla coda ricurva che si gettarono senza pietà su Satanasso.
Malmenato da tutte le parti, il povero orso oppose un’eroica resistenza, ma la museruola gli impediva di difendersi e il guinzaglio gli intralciava i movimenti. Aveva però le zampe libere e, con la forza e l’agilità di un giovane maschio tenne valorosamente testa agli assalitori.
In un tremendo concerto di urla e latrati il reverendo raccattò dal ciglio del viale un bastone con il quale prese a picchiare i cani più indemoniati. Quando Satanasso riuscì a liberarsi della museruola e a mostrare i denti bianchi delle sue fauci, i compari giudicarono più saggio ritirarsi. E uggiolando se la diedero a gambe giù per i campi in direzione del bosco. Satanasso aveva l’intenzione di correre dietro ai suoi aggressori, ma Oskari lo tenne a freno con il guinzaglio e glielo impedì. Arrivarono senza fiato a rifugiarsi nel pensionato. Il reverendo si congratulò con il suo orso:
“Quando ti batti sei veramente una bestia, Satanasso.”