Leggere fa bene e allarga le nostre capacità di pensiero, dando più chance ai nostri punti di vista e permettendoci ci sperimentare altro da noi. Se, però, portiamo all’eccesso o al grottesco la lettura? Ecco la trama per un buon romanzo: Maurizio Salabelle ‘Il mio unico amico‘. La voce che racconta è quella di un bambino di dieci anni che vive, assieme ad un compagno di giochi, un’estate torrida, vendendo biglietti della lotteria che insieme hanno inventato a casa. Ma a casa c’è anche il padre, disoccupato, perché gravemente malato. Lo straordinario caso clinico di un «alcoolizzato da vocabolario», di un uomo che cerca la soluzione dei segreti della vita nelle parole e nel vocabolario inteso come codice codificato e ordinato di definizioni che a volte, comparate con la realtà del vissuto, assumono aspetti drammatici o comici.
…Mesi dopo ci raccontò che quella mattina era salito sul tram 90 con l’intenzione di evadere un po’ dal quartiere, e che all’interno della vettura che aveva deciso di prendere non si poteva quasi stare per la troppa calca. Per dieci minuti era riuscito a resistere alla tentazione di consultare il suo libro (cosa che faceva sempre quand’era fermo) perché il poco spazio di cui disponeva avrebbe reso difficili le sue mosse. Si era limitato ad osservare un individuo la cui casacca semilogora mandava un odore acido di disinfettante. A un certo punto aveva sentito pronunciare da un signore l’inconsueto termine «pentateuco», ed aveva voluto verificare subito se il suo dizionarietto lo riportasse. Si era sfilato il libro dal taschino, lo aveva aperto alla lettera P dando una gomitata a un individuo snello ed elegante e se l’era allontanato dal viso allungando un braccio. Un giovanotto che gli stava di fronte si era sentito arrivare sulla guancia quella mano sudata da sedentario, e nel cercare di spostarsi era andato a finire addosso a un uomo in ciabatte.
– Che diavolo sta facendo? – aveva gridato lo sconosciuto. – Le sembra questo il momento di leggere? Non lo vede che il tram è pieno?
Mio padre aveva continuato a sfogliare il volume senza preoccuparsi del fastidio che poteva dare a qualcuno. Il passeggero di fronte a lui aveva preso il suo braccio pallido ed aveva tentato di abbassarlo per levarsi il libretto dal naso, ma nel compiere questa difficile operazione aveva fatto cadere a terra una donna.
-Ehi, piano – si era sentito implorare subito sa una voce flebile. – Sono un’invalida al 76 per cento. Ho anche la «tessera di disgrazia»…
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