Per chi desidera confrontarsi con l’assurdità della quotidianità. Con la burocratizzazione delle istituzioni che estrapola la realtà in un universo a parte, irreale e, a volte, assurdo. Per chi ama le descrizioni delle piccola cose, il racconto delle sensazioni e dei sentimenti senza molti colpi di scena. Per chi vuole imparare a scrivere disseminando il testo di sospensione, ansia e attesa: il maestro è Franz Kafka il capolavoro è ‘Il processo’. L’allucinato sconvolgimento della vita di K., impiegato di banca integerrimo, che, sicuramente per qualche maldicenza, si trova coinvolto, pur rimanendo sempre libero, nel suo processo senza senso, che avrà le più disparate sedi, i più strani giudici e il pubblico più vario e fantastico.
In una mattina d’inverno – fuori la neve cadeva nella luce cupa – K. sedeva nel suo ufficio, straordinariamente stanco già nelle prime ore. Per difendersi almeno dagli impiegati di livello inferiore aveva dato al commesso l’ordine di non lasciar passare nessuno di loro perché era occupato in un lavoro importante. Ma invece di lavorare si rigirava sulla sedia, spostava lentamente qualche oggetto sul tavolo, poi senza avvedersene fece cadere il braccio disteso lungo il piano del tavolo e rimase immobile con la testa china.
Il pensiero del processo non lo lasciava più. Aveva già più volte pensato se non sarebbe stato meglio redigere una difesa e inoltrarla al tribunale. Voleva anteporvi una breve descrizione della sua vita e chiarire, riguardo ad ogni evento in qualche modo più importante, le ragioni del suo comportamento e se, secondo il suo giudizio attuale il suo modo di agire era da riprovare o approvare e quali motivi poteva addurre in un caso o nell’altro. I vantaggi di una tale difesa scritta rispetto alla pura e semplice difesa dell’avvocato, del resto per niente ineccepibile, erano indubbi. K. non sapeva affatto quello che l’avvocato intendesse fare; in ogni caso non doveva essere molto, già da un mese non lo aveva più chiamato, e in nessuna delle conversazioni precedenti K. aveva avuto l’impressione che quell’uomo potesse far molto per lui.