Appena fuori Chioggia, sul lungomare, dove il vento profuma di salsedine e le onde suonano melodie armoniche, c’era un caffè nascosto in un vicolo stretto, il Caffè di Mezzanotte, che, come suggeriva il nome, apriva solo allo scemare del giorno.
Una sera di fine settembre, Luca, fotografo dalla barba incolta e gli occhi stanchi di chi ha visto troppi tramonti attraverso un obiettivo, decise di fermarsi per una pausa.
Non era il tipo da frequentare caffè, ma quel locale sembrava avere qualcosa di speciale. Le luci soffuse e il suono di una vecchia canzone jazz lo attirarono ed entrò.
Seduta ad un tavolo, in un angolo quasi nascosto, c’era una ragazza con il naso in libro, intenta nella lettura.
I suoi capelli neri cadevano morbidi sulle spalle, e gli occhiali le scivolavano appena mentre sorseggiava un cappuccino.
Luca notò il titolo del libro: Viaggio al termine della notte di Céline. Un libro che aveva letto più volte, ma che ogni volta gli aveva lasciato sensazioni diverse.
Esitò un momento, poi si avvicinò al bancone per ordinare.
La ragazza sollevò lo sguardo, e i loro occhi si incrociarono per un istante.
Appena un attimo, ma sufficiente a creare una connessione invisibile.
Luca si sedette al tavolo accanto, fingendo di essere immerso nei propri pensieri. In realtà, non poteva smettere di guardarla di sottecchi.
«Stai aspettando qualcuno?» chiese d’un tratto lei, rompendo il silenzio.
Luca, colto di sorpresa, sorrise: «No, solo cercando un po’ di ispirazione.»
«Per cosa?» rispose lei, chiudendo delicatamente il libro.
«Per una foto, forse. O per una storia che non so ancora come raccontare.»
Lei lo guardò incuriosita. «Ti serve sempre una storia per una foto?»
«Non sempre» rispose lui: «Ma è più facile scattare se vivo una storia mentre lo faccio.»
Lei sorrise, un sorriso timido ma sincero: «E hai trovato una storia qui?»
Luca rifletté un attimo, poi si decise: «Forse. Ma per essere sicuro, dovrei sapere il tuo nome.»
«Sofia» rispose lei, tendendo la mano.
«Luca» ribatté lui, stringendogliela con delicatezza.
Il tocco delle loro mani fu breve, ma lungo abbastanza per far sentire a entrambi un leggero brivido.
Passarono ore a parlare. Di libri, di viaggi, di sogni nascosti e mai realizzati.
Il tempo sembrò fermarsi all’interno del caffè, come se il mondo esterno non avesse più importanza.
Ogni parola era un tassello che costruiva una magia tutta loro, senza nemmeno se ne rendessero conto.
Verso l’una del mattino, quando le luci del locale iniziarono ad abbassarsi, Luca prese coraggio: «Domani sera… Ci vediamo di nuovo qui?»
Sofia lo guardò con un’espressione carezzevole e dispiaciuta: «Domani ho un treno per Parigi» comunicò a bassa voce: «Ho sempre sognato di vivere lì, di perdermi nelle strade di Montmartre e continuare a scrivere romanzi.»
Luca sentì nostalgia e rimpianto crescergli dentro.
Non voleva mostrarsi deluso, quindi sparò: «Allora, ci vediamo a Parigi». E sorrise, anche se gli occhi si appannarono di tristezza.
Lei rise. Un suono leggero e contagioso: «Bene, allora. Ci vediamo a Parigi» ripeté, accarezzandogli la spalla destra prima di andarsene.
Luca la guardò uscire dal caffè e perdersi tra le ombre della notte.
Si sorprese a non essere triste. Sentiva che la sua storia non era finita.
Otto mesi dopo, sotto una pioggia leggera, Luca camminava lungo le strade di Montmartre.
Con la macchina fotografica al collo e un sorriso sul volto, si fermò davanti a una libreria che esponeva in vetrina un cartello: “Presentazione del nuovo romanzo Echi di Mezzanotte di Sofia Martini.”
Entrò, il cuore che batteva più forte del solito.
Lì, seduta dietro un tavolo con una pila di libri davanti, c’era lei: Sofia.
Quando i loro sguardi si incontrarono, lei lo riconobbe subito: «Ci vediamo a Parigi, eh?» disse sorridendo.
Luca annuì, avvicinandosi: «Te l’avevo promesso, no?»
Senza altre parole, si sorrisero e si presero le mani. La magia li avvolse di nuovo e fece dimenticare ad entrambi il profumo dei libri, il cicaleccio sorpreso dei clienti, lo scroscio della pioggia di Parigi.