Romanzo autobiografico: Cesare Pavese ‘La casa in collina‘. Il protagonista è Corrado, un irresoluto intellettuale arroccato in una solitudine scelta e ribadita, che non vorrebbe schierarsi, ma ritrovare pace e serenità nonostante i tempi burrascosi della Resistenza. Si allontana dal mondo cittadino in fermento e si rifugia nelle colline dove aveva passato l’infanzia. Purtroppo la guerra arriva ovunque. Raggiunge ogni essere vivente. Anche chi, come Pavese, vorrebbe rimanerne estraneo.
A metà costa di quella collina, mi attendeva un gruppetto di case nitide, sullo stradone per cui mi arrampicavo. Avevo già raggiunto e superato un contadino coi suoi due buoi aggiogati. Mi raggiunse a sua volta il ruggito di un motore d’autocarro, mi volsi e vidi la gran nuvola di fumo; poi comparvero due grossi furgoni, veloci e svolazzanti, pieni di baschi grigioverdi e cartucciere e facce scure. Chinai la testa alla ventata. Se mi avessero sparato una scarica addosso, l’urto e il furgone eran gli stessi.
Non si voltarono a guardarmi, eran spariti. Mentre seguivo mentalmente la volata dei fascisti – mi chiesi se andavano fino al santuario, se qualcosa accadeva nei paesi lassù – pensavo ancora all’impressione di scoppio, di bomba, che m’avevano fatto.
Ma un colpo esplose, vicinissimo, in capo alla strada. Una raffica e un colpo. Poi urlacci, altri colpi di fuoco. I motori s’erano fermati; l’aria vibrava dei ronzii dolenti delle pallottole. -Arrendetevi, – urlò una voce. Ci fu una pausa, un silenzio profondo, poi ripresero i tonfi e gli scoppi, e i sinistri ronzii come fili d’acciaio guizzanti sui pali delle vigne.
Ero saltato dietro i tronchi, e ad ogni colpo indietreggiavo, mi chinavo, mi appiattivo nell’erba; nelle pause correvo a ritroso la strada. Il crepitio continuava, botte nette e mortali. Vidi in fondo alla strada quel contadino, fermo insieme ai suoi buoi.
Photo: www.spaziogoa.com