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ponte

Non un romanzo, né una raccolta di racconti, ma la narrazione di episodi della vita di Faussone, operaio piemontese specializzato nell’utilizzo della chiave a stella per costruire ponti sospesi, semplici tralicci o basi petrolifere nelle zone più disparate della terra. Storie vissute da lui in prima persona, movimentate e avventurose, o raccontate da altri personaggi che incontra lungo il cammino. Primo Levi attraverso queste storie indaga il rapporto tra scienza e tecnica, tra i progetti e la realizzazione degli stessi e come mai alcuni non reggono la realtà o crollano appena finiti. A volte sarà per una cattiva progettazione, a volte per un fato o un destino che incuriosisce Faussone e lo spinge a indagare sui motivi dei fallimenti. ‘La chiave a stella’ è un libro che parla del lavoro manuale, del rapporto che l’uomo ha con il lavoro e di quanto il lavoro possa influire sulla vita dell’uomo.

Da ‘Acciughe’
«Come vede, siete più fortunati voialtri, che le vostre strutture ve le vedete crescere sotto le mani e sotto gli occhi, verificandole a amano a mano che vengono su: e se sbagliate ci va poco a correggere. È vero che noi [chimici] abbiamo un vantaggio: ogni nostro montaggio non porta a un traliccio solo, ma a tanti in una volta. Proprio tanti, un numero che lei non se lo può immaginare, un numero di venticinque o ventisei cifre. Se non fosse così, chiaro che…»
«Chiaro che potreste andare a cantare in un altro cortile, – ha completato Faussone.- Vada avanti che se ne impara sempre una nuova».
«Potremmo andare a cantare in un altro cortile, e delle volte, infatti, ci andiamo: per esempio quando le cose vanno storte, e i nostri minuscoli tralicci non vengono tutti eguali, ma con un dettaglio non previsto dal modello, e noi non ce ne accorgiamo subito perché siamo ciechi. Se ne accorge prima il cliente. Ecco, è proprio per questo che sono qui: non per scrivere delle storie. Le storie, caso mai, sono un sottoprodotto almeno per adesso».

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