Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1590, giorno di Sant’Antonio abate, mani ignote deposero sul torno ciò sulla grande ruota in legno che si trovava all’ingresso della Casa di Carità di San Michele fuori le mura, a Novara, un neonato di sesso femminile, scuro d’occhi, di pelle e di capelli: per i gusti dell’epoca, quasi un mostro. L’inverno era gelido, il mostro era avvolto in un brandello di coperta senz’altri indumenti specifici che gli riparassero le mani e i piedi e sarebbe certamente morto se una bayla (balia) in servizio temporaneo presso la Casa della Carità, tale Giuditta Cominoli da Oleggio, non avesse compreso, dall’abbaiare dei cani e da altri indizi, che qualcuno s’era avvicinato al torno e non si fosse alzata da letto per andare a vedere, sfidando il freddo polare di quella notte senza luna; se non avesse suonato la campana che obbligava le inservienti della Casa ad alzarsi: attirandosi ogni genere di improperi, càncari, malemorti ed altre scortesia.
Incipit di <em>La chimera</em>
Sebastiano Vassalli
Romanzo storico e sociale che analizza il periodo del 1600. La Protagonista, Antonia, viene abbandonata in fasce in una di quelle vecchie “ruote” per bimbi non desiderati e crescerà all’interno della Casa di Carità. I primi capitoli descrivono con accuratezza la vita del periodo e seguono il processo di crescita della neonata. I capitoli successivi si vivacizzano grazie alle azioni di Antonia bambina e poi man mano adolescente e donna. Antonia è un personaggio molto ben strutturato con una psicologia ben seguita. Ottimo esempio per chi desidera cimentarsi con la narrazione in ambientazione storica, anche per i piccoli particolari disseminati lungo il racconto come le parole che descrivono il tempo storico dell’ambientazione in modo accurato.