Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. Chi di psico-analisi s’intende, sa dove piazzare l’antipatia che il paziente mi dedica.
Di psico-analisi non parlerò perché qui entro se ne parla già a sufficienza. Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia: studiosi di psico-analisi arricceranno il naso a tanta novità. Ma egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che l’autobiografia fosse un buon preludio alla psico-analisi.
Incipit di La coscienza di Zeno
Italo Svevo
L’analisi psicologica del personaggio è la base di questo romanzo. Anzi è diventata e rimarrà nell’immaginario collettivo la personificazione stessa dell’indagine psicologica e dell’inettitudine. Italo Svevo, al secolo Ettore Schmitz, influenzato da autori come Nietzsche e Schopenhauer, studiò con cura anche Freud e, non dimentichiamo, ebbe come insegnante d’inglese James Joyce. Non stupisce quindi che venga definito il più grande romanzo del Novecento italiano e uno dei maggiori della letteratura europea del ‘900. Il che rende, credo, imprescindibile la lettura di questo testo per chiunque voglia scrivere qualsiasi cosa, anche la lista della spesa. Io lo amo molto e a volte lo rileggo, anche a pezzetti.
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