Blog

vita-non vita

Scrittrice mitteleuropea di new generation, se mi permettete la definizione, Claudia Schreiber con il suo La felicità di Emma affascina per il suo modo diretto e anche troppo realistico di vedere la vita e la morte. Affascina, però, anche per il suoi personaggi, soprattutto per Emma, la protagonista, bislacca donna tradita dagli esseri umani e legata da affetto profondo alle sue scrofe, che abbraccia come fossero sorelle, e che può uccidere senza dolore al momento della macellazione, descritta scientificamente.
Particolare ovviamente è il protagonista maschile della tragicommedia: Max, venditore d’auto, pieno di denaro e colpito da un tumore al pancreas, che porta ordine e pulizia nella vita di Emma.
Comici i paesani che fanno da sfondo alla narrazione.
Non è un libro melenso, direi piuttosto pieno di pagine di vita nuda e cruda, senza sconti e vagheggiamenti. Un libro che racconta la verità, senza falsi pudori e giri di parole utilizzando un’improbabile e sgraziato personaggio principale: Emma.

Come fosse iniziata la faccenda della moto, non se lo ricordava più nemmeno lei. Era la vecchia Zündapp che aveva ereditato da suo padre quando era morto. Lui la usava per percorrere la strada sinuosa che attraversava il bosco e portava in città. Ma Emma non aveva niente da fare laggiù. Non conosceva nessuno fuori dal villaggio e non osava spingersi in città. Osava fare qualunque cosa, tranne quella.
Però in moto ci andava. Si era allestita una pista personale proprio dietro alla casa. L’aveva asfaltata lei con le sue mani. Una strada che sembrava priva di scopo. Che iniziava in mezzo al prato e finiva mille metri dopo, davanti agli alti abeti. Naturalmente i suoi lavori stradali volontari non erano mai stati autorizzati, ma cosa importava? In paese la legge era Henner. Nessun altro poliziotto voleva prendere servizio in quell’angolo dimenticato da Dio. Se Henner comunicava ai superiori in città che tutto era tranquillo, allora era così.
Emma spinse a fatica la vecchia Zündapp lungo il viottolo fino all’inizio della sua pista privata. Sistemò il mezzo nella giusta direzione, salì in sella, mise in moto e scaldò il motore.

Photo: www.advancedphotoshop.co.uk

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *