Per tutti quelli che amano i libri e pensano che sarebbe una buona idea aprire una libreria: la storia di Penelope Fitzgerald ‘La libreria‘ potrebbe essere illuminante, anche se ambientata nel 1959!
La protagonista, la signora Florence Green, rimasta vedova, decide di investire i suoi risparmi nell’apertura di una libreria nel paese dove vive da anni e sceglie quale sede della sua attività un edificio storico, un po’ cadente e un po’ abitato da presenze soprannaturali e anche un po’ umido.
Riesce ad accalappiarsi l’aiuto di una giovanissima aiutante, Christine, che odia leggere e che gestisce con mano ferma il reparto prestiti nei pomeriggi dopo la scuola.
La realizzazione di un sogno, non fosse per la patronessa dei vari comitati di beneficenza che vuole far chiudere la libreria, soprattutto dopo la vendita di duecentocinquanta copie di ‘Lolita’ di Nabokov in paese.
La patronessa con la scusa di voler trasformare il vecchio edificio in un “centro delle arti”…
Non vi racconto il finale. Anche se non si tratta di un giallo, secondo me il finale di un libro va gustato e ‘scoperto’.
Ottima la scrittura della Fitzgerald che racconta la vita così com’è, con tanti particolari sui personaggi e la cittadina. Mi è piaciuta molto la sua capacità di cogliere gli aspetti assurdi del vivere sociale con umorismo e ironia!
Ivy Welford venne a dare un’occhiata ai registri un po’ prima del tempo fissato per la sua visita. La sua inquisività era una misura del successo del negozio e della reputazione fuori Hardborough.
«Dove sono i libri da restituire?».
«Non ce ne sono» replicò Florence. «Gli editori non si riprendono niente. Non gli piacciono gli accordi di vendita o resa».
«Però delle rese ce le hai. Com’è possibile?».
«A volte ai clienti non piacciono i libri dopo averli comprati. Si scandalizzano, oppure dicono che hanno trovato una avvertibile traccia di socialismo».
«In tal caso il prezzo andrebbe accreditato sul tuo conto personale e addebitato sotto restituzioni». Era un’accusa di debolezza. «Vediamo il libro degli acquisti. Centocinquanta segnalibri cinesi di seta a cinque scellini l’uno…possibile? Non c’è uno sbaglio?».
«C’era un uccello o una farfalla differenti su ciascuno. Alcuni erano passeri di Giava. Erano bellissimi. Li ho comperati per questo».
«Non lo metto in discussione. Non spetta a me chiederti come gestisci gli affari. La mia preoccupazione è che sul libro vendite sia registrato che sono stati venduti a cinque pence l’uno. Come lo spieghi questo?».
«È stato uno sbaglio di Christine. Credeva che fossero di carta e ha letto male il prezzo. Non ti puoi aspettare che una bambina di dieci anni capisca un’arte orientale con una tradizione multisecolare».
«Può darsi, ma non hai registrato la perdita di quattro scellini e sette pence su ciascun articolo. Come posso preparare un Bilancio Provvisorio?»