Oggi lo spleen e l’ennui della giornata m’han fatto tornare in mente ‘La noia‘ di Alberto Moravia, un valido esempio di romanzo-saggio, uscito nel 1960, per chi volesse cimentarsi nel genere.
Lungo monologo del protagonista Dino, che narra le sue vicissitudini di uomo tormentato dalla noia, dal pessimo rapporto con la madre e da un amore che non vorrebbe vivere, che tocca tutti i temi basilari della letteratura esistenzialista. Moravia riprende temi che aveva già enunciato nel ‘Gli indifferenti‘ del 1929, ma li rivisita influenzato dalla maggiore maturità raggiunta e dal cambiamento dei tempi. Rimane invariata, però, la narrazione dell’impossibilità di vivere una vita autentica per il continuo mutarsi dell’essere umano in automa, tra le macerie del mondo borghese. Automa che ricerca solo e in modo ossessivo sesso e denaro e che non può che perdersi nell’alienazione di sé.
Penso che, a questo punto, sarà forse opportuno che si spenda qualche parola sulla noia, un sentimento di cui mi accadrà di parlare spesso in queste pagine. Dunque, per quanto io mi spinga indietro negli anni con la memoria, ricordo di aver sempre sofferto della noia. Ma bisogna intenderci su questa parola. Per molti la noia è il contrario del divertimento; e divertimento è distrazione, dimenticanza. Per me, invece, la noia non è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura, che per certi aspetti essa rassomiglia al divertimento in quanto appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure di un genere molto particolare. La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza e inadeguatezza o scarsità della realtà. Per adoperare una metafora, la realtà, quando mi annoio, mi ha sempre fatto l’effetto sconcertante che fa una coperta troppo corta, ad un dormiente, in una notte d’inverno: la tira sui piedi e ha freddo al petto, la tira sul petto e ha freddo ai piedi; e così non riesce mai a prender sonno veramente. Oppure, altro paragone, la mia noia rassomiglia all’interruzione frequente e misteriosa della corrente elettrica in una casa: un momento tutto è chiaro ed evidente, qui sono le poltrone, lì i divani, più in là gli armadi, le consolle, i quadri, i tendaggi, i tappeti, le finestre, le porte; un momento dopo non c’è che buio e vuoto.
Photo: Ramón Casas, Young Decadent , 1899