Venerdì 25 ottobre, con un anticipo di una settimana esatta dalla scoperta del primo cadavere al Dupayne Museum, Adam Dalgliesh, che non era mai stato al museo, andò a visitarlo. Fu una visita fortuita, la decisione presa d’impulso, e lui in seguito sarebbe tornato col pensiero a quel pomeriggio come a una delle bizzarre coincidenze della vita che, per quanto avvengano con maggiore frequenza di quel che la ragione si aspetterebbe, non mancano mai di stupire.
Incipit di La Stanza dei delitti
P.D. James
Phyllis Dorothy James, scrittrice pluri-premiata, ha pubblicato questo romanzo nel 2003. L’ambientazione è completamente diversa rispetto all’America di Spillane e Ellroy. Totalmente british e pacata, in superficie.
Come Ellroy, la James movimenta la narrazione con piste parallele e con l’ampiezza di sottrotrame che dipingono di noir l’ambientazione.
L’investigatore, Adam Dalgliesh, però, nel tempo libero pubblica e scrive poesie è un uomo colto e sensibile, in continua indagine e ricerca non solo per il lavoro, ma anche tra i libri, tra arti e artisti fin dentro all’animo umano che conosce profondamente soprattutto nei suoi oscuri lati peggiori. Non farsi ingannare dall’aspetto innocuo e civile dell’investigatore, quindi, i crimini ci sono e a volte efferati. Io credo che la poesia sia fondamentale nella vita degli esseri umani, con le sue evocazioni, i suoi ritmi, le sue osservazioni ermetiche e metriche che fanno muovere la testa. Voi no?