Al mio arrivo a Parigi nel marzo del 1919 sono sceso all’Hôtel de la Victoire, in rue Notre-Dame des Victoires. A Parigi ho trascorso l’intero inverno, d’estate sono rientrato in Spagna, in campagna. L’inverno successivo sono ritornato a Parigi. Sono sceso in un altro , 32 boulevard Pasteur. Lì ho ricevuto la visita di Paul Rosenberg. Gli avevano parlato di me Picasso e Maurice Raynal. Dopo qualche tempo Pablo Gargallo, che risiedeva in inverno a Barcellona come professore di scultura presso la scuola di Belle Arti, mi ha ceduto il suo atelier, 45 rue Blomet, di fianco al Bal négre, allora sconosciuto ai parigini e che in seguito sarebbe stato «scoperto» da Robert Desnos.
Lavoro come un giardiniere
Joan Miró
Mi piace a volte leggere ciò che scrivono i pittori. Perché scrivono come pittori, appunto. Senza badare ad altro che ad esprimere la passione che li anima, a spiegare come generano la loro pittura. Qui Mirò parla della sua arte come di un seme gettato nella terra che poi cresce, si amplia e sparge attorno a sé ciò che ha all’interno. Come nei suoi dipinti emerge una personalità che ama fortemente i contrasti e le parole diventano pennellate che rendono idee come immagini. La forza di chi scrive non per mestiere è la capacità di non raccontare e di arrivare immediatamente al cuore?