Prima che l’ottocento ‘definisse’ le regole del romanzo, che si scriveva?
Di tutto e di più, naturalmente, anche un ‘romanzo’ come ‘Le memorie di Martino Scriblero‘ che raccoglie scritti dei membri dello Scriblerus Club: A. Pope – J. Swift – J. Arbuthnot – J. Gay – T. Parnell – R. Harley. Questo circolo politico letterario di orientamento tory fu vivacemente attivo dal dicembre 1713 alla primavera del 1714, quando si sciolse bruscamente alla morte della regina Anna. La stesura definitiva e la stampa delle varie opere del circolo avvenne in due riprese successive una nel 1716-18 e l’altra nel 1726.
‘Le memorie di Martino Scriblero‘ (1716-18), satira sulla cultura inglese del primo Settecento, ha dato poi origine a testi come i ‘Viaggi di Gulliver‘ di Jonathan Swift e al ‘Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo‘ di Laurence.
Fu poco tempo dopo che accadde quel malaugurato incidente, di genere alquanto insolito, che ritardò non poco il corso di studi anatomici intrapreso da Martino. Infatti, dopo essersi procurato il cadavere di un malfattore impiccato, egli aveva affittato a San Gilo, dalle parti di Tyburn Road nei pressi del lazzaretto, una stanza per servirsene come sala di dissezione. Creambe, alle cui cure il cadavere era stato affidato, aveva ricevuto l’incarico di trasportarlo fin là in una vettura di piazza a notte fonda (ben pochi padroni di casa si sarebbero prestati a lasciare l’alloggio nelle mani di questo tipo di operatori). Scaricato il cadavere dalla carrozza, Crambe stava dunque salendo furtivamente le scale con questo peso morto sulle braccia quando il carico fece per scivolargli. Per impedirne la caduta, Crambe lo afferrò con tale forza al ventre da provocare la violenta fuoriuscita, attraverso l’ano, di un vento con rumore in tutto e per tutto simile al crepitus che sarebbe uscito da un corpo vivente. Crambe, ignaro di come questa parte dell’economia fisiologica un animale potesse rimanere nella carogna, ne fu letteralmente terrorizzato. Mollò il cadavere e fece a quattro a quattro gli scalini che lo separavano dalla stanza del suo padrone per raccontargli cosa fosse avvenuto. Martino, con tutta la sua scienza, non riuscì a vincere la paura e a farlo tornare giù a riprendere il cadavere.
«Dite quel che vi pare,» diceva Crambe «un vento come quello non è mai stato esploso da nessun corpo vivo con altrettanta naturalezza, anzi, a pensarci bene, mi sembra che la carogna si sentisse un bel po’ sollevata dopo.»
Photo: William Hogarth, La carriera del libertino