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Un libro della memoria che ci fa vivere la vita di Giacomo tra le due guerre: Mario Rigoni Stern ‘Le stagioni di Giacomo‘. Una vita vissuta cocciutamente tra i monti come ‘recuperante’ di materiale bellico. Una vita a contatto con la natura, con l’animo trapassato dei militari della prima guerra, ma soprattutto una vita vissuta con la possibilità di pensare. Di ragionare accuratamente sulle cose che accadono e di confrontarsi con gli altri. Passaggi melanconici e passaggi allegri e farseschi come l’episodio della rivolta paesana contro l’imposizione dei tori svizzeri al posto degli autoctoni burlini.

Quando Giacomo entrò in casa i suoi avevano già mangiato e, sentito dove era stato tutta la mattina, la nonna lo rimproverò:
– Non dovevi partecipare a questi baccani. Non sono cose da ragazzi. Magari ti prendevi anche qualche bastonata.
– Non mi prendo proprio niente. Io sono più svelto dei carabinieri e anche dei militi. Se vedevi nonna! Le donne erano proprio arrabbiate e pareva di essere al cinema.
– Non sarà stato un bel vedere; ma quelli della Federazione non possono imporre i loro tori e i nostri contadini hanno ragione.
– Sono curioso di sentire come andrà a finire perché soldi e amicizia orbano la giustizia. Per quest’anno la nostra vacca è stata coperta dal toro degli Zanga, l’anno prossimo non si sa – disse il padre di Giacomo che quella mattina, dato il bel tempo, aveva fatto scendere una slitta di legna dal bosco della Gluppa. Sulla tavola era festa perché ad aspettare Gisscomo c’erano la polenta sul tagliere, cotechino lesso e crauti e pancetta.
Con la storia dei tori andò a finire come il padre di Giacomo aveva previsto. Con le buone o con le cattive i tori burlini vennero sostituiti con gli svitt e i torelli burlini in allevamento castrati.

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