Timothy X. Farrell all’improvviso ebbe la visione dell’inquadratura d’inizio del film che aveva appena deciso di trarre da Rebecca, il bel romanzo di Daphne Du Maurier. Si era appena immesso nel viale di accesso a Laurel House, posta in alto sopra il fiume Potomac che scorreva lentamente, e là, di fronte a lui, nella gelida luce lunare d’argento, ecco l’inizio del suo film, se David O. Selznick non lo avesse battuto sul tempo nell’acquisto dei diritti e poi non avesse assunto Alfred Hitchcock, che razza di idea!, per dirglielo. In parole povere, si preparava un vero e proprio disastro.
Incipit di L’età dell’oro
Gore Vidal
Questo romanzo storico di Gore Vidal, pseudonimo di Eugene Luther, è l’ultimo di una serie di sette, appartenenti al ciclo della Narratives of Empire, ambizioso progetto di raccontare la storia d’America dalla guerra d’indipendenza. “L’età dell’oro” è ambientato tra l’inizio della seconda guerra mondiale in Europa e il 1954, anno della Guerra in Corea, che l’autore ritiene come l’atto finale della formazione degli Stati Uniti. Il romanzo è imperniato sulle figure appartenenti ad una dinastia di giornalisti: Caroline Sanford, prima attrice e poi editrice e suo nipote, editore della rivista “The American Idea”. Saranno i testimoni delle manovre con cui Roosevelt otterrà di far entrare in guerra gli Stati Uniti per liberare l’Europa. Libro complesso per la presenza di moltissimi personaggi, reali e no, affascina soprattutto per la capacità che Vidal dimostra nel descrivere i giochi di potere e nel mescolare saggiamente storica verità e romanzo.
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