Jerome Klapka Jerome è famosissimo per ‘Tre uomini in barca‘ e ‘I pensieri oziosi di un ozioso‘. Quello che vi propongo è il racconto ‘Lo scherzo del filosofo‘ che l’autore presenta così: «Generalmente i lettori cercano in un libro gli spunti per arricchirsi, istruirsi, magari anche migliorarsi. Ebbene, questo libro non potrebbe rendere migliore nemmeno una mucca. In tutta coscienza, non lo raccomanderei per nessun utile proposito. Posso soltanto suggerirvi di sfogliarlo per una mezz’ora, quando vi sarete stancati di leggere ‘i cento migliori libri di sempre’. Almeno, sarà qualcosa di diverso.»
Io ve lo consiglio davvero invece, è la storia di sei amici che si frequentano da tempo, che discutono, in un locale, su cosa potrebbero fare se potessero rivivere la loro vita. Vengono avvicinati da uno strano personaggio che somiglia alquanto al filosofo Immanuel Kant e che propone loro una magica pozione per tornare indietro di vent’anni mantenendo però tutti i ricordi della loro vita fino a quel momento, la loro esperienza di uomini maturi, cioè.
I sei accettano e si ritrovano sbalzati nella loro gioventù. Bello? Sì, potrebbe. Ma ai sei sorge un dubbio: quale sarà la loro sorte se prenderanno decisioni diverse da quelle che presero allora?
Fu Everett a bere per primo. Bevve con i suoi piccoli occhi scintillanti fissati con aria famelica sul bel volto fiero della signora Camelford; poi passò il calice alla moglie. Fu lei che forse bevve più avidamente. La sua vita con Everett, sin dal giorno in cui era guarita da una malattia che le aveva strappato tutta la sua bellezza, era stata un’amara delusione. Bevve con la folle speranza che quello potesse non essere solo un sogno; ed elettrizzata al tocco dell’uomo che amava quando, sporgendosi sul tavolo, egli prese il calice dalla sua mano. La signora Armitage fu la quarta a bere. Prese il calice dal marito, bevve con un sorriso tranquillo e lo passò a Camelford. E Camelford bevve, senza guardare nessuno e riappoggiò il calice sul tavolo.
“A voi.” disse il vecchio ometto alla signora Camelford “siete rimasta l’ultima a dover bere. La cosa sarà incompleta senza di voi.”
“Io non desidero bere” disse la signora Camelford, e i suoi occhi cercarono quelli del marito, ma lui non la guardò.
“Andiamo” incalzò nuovamente la figura. E allora Camelford la guardò e rise freddamente.
“Farai meglio a bere” le disse. “È solo un sogno.”
“Se lo desiderate” rispose lei. E fu dalle sue mani che prese il calice.
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