Le strida la chiamavano. Come lance sonore penetravano tutti gli altri suoni serali del centro di Oslo: il ronzio interrotto dalle auto fuori della finestra, la sirena lontana che aumentava e diminuiva di intensità, le campane che avevano appena cominciato a rintoccare nelle vicinanze. Proprio a quell’ora, verso sera, ed eventualmente poco prima dell’alba, usciva in cerca di cibo. Passò il naso sopra il linoleum sudicio della cucina. Rilevava gli odori e con velocità fulminea li suddivideva in tre categorie: commestibile, minaccioso o irrilevante per la sopravvivenza.
Incipit di Lo spettro
Jo Nesbø
Sicuramente il miglior libro di Nesbø è proprio Lo spettro. Quello con maggior scavo psicologico dei personaggi, il meno giallo e il più letterario. Personalmente, amo molto i libri che riescono a travalicare i confini del genere nel quale vengono imbrigliati. Leggendo Lo spettro s’impara come sia importante per un autore riuscire a immedesimarsi nel mondo dei propri personaggi attraverso la ricerca e lo studio della maggior quantità di materiale possibile sull’argomento che tesserà la trama del libro. Come dice l’autore «…Io voglio solo raccontare storie avvincenti, non bado all’etichetta che verrà messa a ciò che faccio…» ed è proprio da questo pensiero che scaturisce la buona scrittura, no?