Mathilde tirò fuori l’agenda e scrisse: «Il tizio seduto alla mia sinistra mi prende per i fondelli».
Bevve un sorso di birra e lanciò un’altra occhiata al vicino, un tizio immenso che da dieci minuti tamburellava con le dita sul tavolo.
Aggiunse sull’agenda: «Si è seduto troppo vicino, come se ci conoscessimo, invece io non l’ho mai visto. Sono sicura che non l’ho mai visto. Non c’è molto altro da dire su questo tizio che porta un paio di occhiali neri. Sono seduta all’aperto al Café Saint-Jaques e ho ordinato una birra alla spina. La bevo. Mi concentro sulla birra. Non trovo niente di meglio da fare».
Incipit di L’uomo dei cerchi azzurri
Fred Vargas
Fred Vargas, pseudonimo di Frédérique Audouin-Rouzeau, è ricercatrice di archeozoologia presso il Centro nazionale francese per le ricerche scientifiche. Scrive i suoi romanzi gialli nei 21 giorni di ferie e poi li rivede per alcuni mesi. È considerata l’anti Patricia Cornwell della giallistica e il suo investigare Jean-Baptiste Adamsberg un eroe contro, o un anti eroe. Nei libri di Vargas si trovano i fatti quotidiani, ciò che capita tutti i giorni. Il detective deve ‘solo’ fermare e combattere ciò che scuote la tranquillità. Poche scene mirabolanti e pochi effetti speciali. Mi piace moltissimo Adamsber, che conduce la sua detection camminando e pensando, che gira per la stazione di polizia sempre un pochino trasandato, che ha una vita complicata da se stesso. Mi piacciono i personaggi inusuali da cui è circondato Mathilde Forestier, la scienziata. Clémence Valmont che a settantanni vuole un uomo e un amore. Louis Le Nermond, professore dalle dimensioni ridotte. Spesso rileggo i libri di quest’autrice perché mi fanno andare in vacanza dalla mia quotidianità. Economico e comodo, no?