L’infermiera, tenendo il canestro a braccia tese come se fosse un bacile, aprì la porta di una grande stanza surriscaldata, dalle pareti tinte di verdastro, dove l’aria satura d’dori d’alcol e iodoformio, da altri canestri lungo il muro, agitati, salivano deboli e acuti vagiti. Deposto il suo, vi gettò un’occhiata, a labbra strette. Il neonato si contorceva debolmente nell’ovatta, come un groviglio di vermi.
Incipit di Manhattan Transfert
John Dos Passos
Dos Passos, l’inventore delle storie raccontate a mosaico. Incollando frammenti di vita dei personaggi sullo sfondo comune della città di New York. In un periodo storico segnato dalle guerre in Europa (Dos Passos, come Hemingway, nel 1917 si trasferì in Francia a guidare ambulanze) , ma anche dalla presenza di grandi menti (Dos Passos incontrò, per esempio, Eisenstein vicino alla libreria di Sylvia Beach). Esperienze. Frammenti di vita. Raccolti e rivissuti attimo per attimo in questo Manhattan Transfert che fu solo il primo di una serie di capolavori.
Indubbiamente da leggere. Importante la narrazione a più voci: Ellen, la più bella donna di New York; Jimmy, figlio dell’aristocrazia americana; George Baldwin, che da povero avvocato diventerà procuratore; che porta il lettore ad immedesimarsi in vent’anni di vita americana, dall’inizio del ‘900 all’era del jazz.
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