«Beh, son vecchia! Che volete? Sono nata che voi non c’eravate neppure e son ancora qui! Sono vecchia come il tempo, più o meno. E mi son sempre divertita, io. Ho ballato tanto nella mia vita, sapete? Ma te sei nuovo? Non ti ho mai visto qui.»
Discorso di presentazione della vicina di casa di mia nonna.
Ce la siamo trovata davanti, sul suo pianerottolo, io e Maurizio, il mio nuovo ragazzo.
Mi sa che spiava dallo spioncino e ci ha sentito salire, così, arzilla e veloce come un macaco che ha visto qualcosa di buono da mangiare, non s’è fatta scappare l’occasione!
Ha spalancato il portoncino e ha traumatizzato Maurizio, che ha fatto un balzo all’indietro, quasi scivolando sul bordo del gradino.
Gli ho agguantato il gomito e l’ho tirato in salvo!
In effetti se non si è pratici della signora Nunzia, incontrarla può risultare inquietante.
S’è messa le calze spesse, quelle antiche che si tenevano su con il reggicalze, però le ha lasciate scivolare e son tutte attorcigliate attorno alle caviglie; i piedi, invece, li ha infilati nelle pantofole del periodo asburgico.
Il vestito! Una specie di traversa o giù di lì che ha raccolto parecchie macchie e sbiadito di molto la tonalità iniziale che probabilmente dev’esser stata azzurra.
I capelli, o meglio, la vasta propaggine stopposa che le circonda il viso è più arruffata che mai e annida una matita dalla punta terribilmente appuntita.
La signora Nunzia dice di guadagnarsi da vivere scrivendo da qualche parte, ma la notizia non è verificata e quindi ve la passo così, non fateci molto affidamento.
Che sia vecchia è vero. Ma il sorriso è quella di una ragazzina simpatica, bella e sicura di sé mentre gli occhi son scuri, vispi e lustri come opale levigato.
Sicuramente è stata una bella donna e non se ne dimentica e sicuramente si è divertita perché accanto a lei si sta proprio bene, si respira un’aria gradevole d’autonomia sbarazzina, di digressione e trasgressione. Soprattutto di realizzazione e serenità.
Molto soddisfatta dall’effetto della sua apparizione, si appoggia languidamente con tutto il lato destro del corpo allo stipite, con il braccio disteso verso l’alto e lo sguardo fisso su Maurizio che la osserva preoccupato con gli occhi sbarrati. Le manca solo il bocchino nero da venti centimetri per essere una diva.
«E allora? Ti sei mangiato la lingua, bello?» e ride, buttando indietro la testa, a bocca aperta, facendo cadere la matita che rotola lontano, come prendesse in giro se stessa o il mondo intero o Maurizio che mi guarda in attesa di aiuto, già piuttosto teso per l’incontro che avevamo in programma con mia nonna.
Non credo che interverrò. Dovrà pur essere capace di togliersi dai guai, no?
Mica tanto, visto che respira a fondo e butta fuori un : «Buongiorno signora! Piacere di conoscerla, sono il fidanzato di sua nipote…»
Un attimo di sospensione e la signora Nunzia ed io scoppiamo a ridere. E poi a ridere ancor più forte a vedere la faccia di Mauri, l’amore mio, paonazza.
«Ragazzo, va bene che son vecchia, ma potrei mai essere tanto vecchia da avere una nipote così grande?» chiede con voce suadente e ammaliante.
Accorro in aiuto del mio amore: «Maurizio, ti presento la signora Nunzia. Mia nonna abita al piano di sopra. Andiamo dai!» gli dico mentre lo tiro per la giacchetta ridicolmente stretta che s’è infilato per l’occasione.
Lui si scusa: «Mi dispiace signora Nunzia. In effetti non avevo capito che non era…»
A quel punto s’interrompe spaventato a morte e di colpo bianco in faccia!
Fuffi, la gatta nera di Nunzia è corsa fuori dall’appartamento a tuta velocità ed è passata come un razzo miagolante tra le gambe del mio amore! Che non ha capito cosa stia capitando, che salta da un piede all’altro, grida, m’abbraccia e mi spinge verso le scale e mi incita a trovare riparo e rifugio: «Vai salvati! Rimango io qui.»
Non oso guardarlo.
Mi scappa talmente da ridere che mi fanno male le mandibole. La signora Nunzia è curva in avanti per permettere alla risata di non soffocarla e la sua schiena ballonzola su e giù.
Richiamati dal rumore della scena si affacciano altri condomini, che immaginano già cosa sia capitato.
Fuffi decide in quel momento di amoreggiare nuovamente con Mauri e si avvicina per strusciarsi contro la sua gamba destra. Lui, distratto dalla preoccupazione per la mia incolumità, non s’accorge della gatta. Lei miagola e si struscia, lui salta ancora e ricade di botto seduto sul pianerottolo emettendo un grido da femmina.
Difficile non ridere guardando la faccia di Mauri: la gatta gli sale sulle gambe e si accoccola nel suo ventre mentre lui si guarda attorno attonito, le braccia stese all’indietro per tenersi in posizione semiseduta, circondato da un coro di risate, risatine e ridacchiamenti.
Il signor Giovanni, anche lui anziano come il tempo, più o meno, lo consola dal pianerottolo sopra: «Tranquillo. Non ti fa nulla. Fuffi è così. S’innamora all’improvviso ed è molto focosa!»