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Opinioni

«Che hai oggi? Smettila! Perché sei cosi fuori di te?»
«Tu, che dici? Cos’ho io? Ma non lo vedi?»
«Dai piantiamola con ‘sta discussione che non serve a niente, mondo barile! Non sai nemmeno quello che stai dicendo.»
«Ah, no? Tu sì, invece? Sai per certo cosa stai dicendo e facendo? Tu mi stai ferendo! Mi stai facendo stare male!»
«Ma che palle! Parlo in generale, io. Niente di personale!»
«La frase del secolo! Niente di personale? Mentre mi stai espiantando?»
«Oh, no! No. No. Non ci sto con ‘sta cosa. Io non espianto niente e nessuno Io voglio solo la mia libertà. La mia libertà di andare. Di agire in autonomia. Poi ritorno, lo sai. Ritorno sempre. Rimango sempre con te, ma adesso devo andare.»
«Già. E io? Lo scopro solo perché ti trovo qui a preparare lo zainetto? Senza preavviso, senza una scelta comune. Magari se io avessi tardato un po’ non avrei trovato nessuno e tu, con calma, mi avresti mandato un messaggio. Più tardi. Con nonchalance. Proprio un momento prima del decollo, magari!»
«L’idea era quella, infatti, mondo barile! Invece sei già qui. Non decollo, comunque. Prendo il treno.»
«Che bellezza! Allora? Dove andrai? Perché? Quanto ci starai? Cosa farai? Così, solo per sapere. Solo per curiosità.
«Basta, no? Non lo so ancora. Non lo posso sapere adesso. Andrò, ma tornerò. Come sempre, Ann, e ti racconterò.
«Ette! Posso convincerti in qualche modo a non rifarlo?
«No, Ann. Lo sai. È necessario.»
«Va bene, Ette. Ancora, ti aspetterò.»


«Sto dicendo, Dottor Frassinelli, che a mio avviso non è il caso di sospendere l’isolamento ad Annette! Per me si sta aggravando. Non è più semplice dissociazione, a questo punto. Annette, sta peggiorando, ripeto. Credo stia evolvendo in una dissociazione strutturale terziaria e che potrebbe arrivare al disturbo della personalità multipla! Credo avrà una crisi a breve. Ho individuato alcuni sintomi…»
«Dottoressa Kasper, deve smetterla di essere così maternamente empatica con Annette. Ho letto la Sua valutazione e quella degli altri medici dell’equipe. Solo lei preannuncia una catastrofica personalità multipla! Cos’è? Ha un collegamento diretto con la psiche di Annette? Privilegiato? Tutti noi abbiamo osservato miglioramenti, ristrutturazioni e abbassamenti degli stati psicotici, grazie anche al nuovo farmaco che stiamo testando. Noi abbiamo deciso che Annette va fatta uscire dall’isolamento e le va permesso di rientrare nella comunità. Abbiamo notato che i casi di dissociazione sono rari e riportabili sempre a una normale sensazione di straniamento. Per il rapporto di maggioranza: noi siamo tre e lei è da sola; quindi: Annette non è più pericolosa. Da stasera torna in reparto e ricomincia la vita in comunità. Il primario sono io e decido io!»
«Ovvio, Dottor Frassinelli, mi scusi. So che sono arrivata da poco, ma sono preoccupata. Ho studiato a fondo il caso di Annette, il suo trauma è stato davvero grave. La volta scorsa, appena dimessa dall’isolamento, è sparita e noi non abbiamo ancora scoperto in che modo. La polizia ha trovato indizi del suo coinvolgimento in tre brutali omicidi…»
«Dottoressa, basta. Capisco che Lei voglia il bene dei pazienti. Noi, però, siamo certi che Annette non sia una minaccia per gli altri! Il parere della polizia non può far parte della nostra equazione. Teorie da inquirenti e non l’hanno mai incriminata. Non ne parliamo più. Abbiamo bisogno della stanza per i due nuovi casi e dobbiamo presentare la relazione positiva sul farmaco alla casa farmaceutica. Quindi Dottoressa Kasper, o è con noi o la licenzio. Cosa sceglie?»
«Sto con voi, senza dubbio, Dottor Frassinelli.»

Annette fu riportata nella sua stanza di reparto, nel polo psichiatrico universitario, che l’accoglieva da cinque anni. Si comportò in modo perfetto. Mangiò masticando lentamente, utilizzando le posate a disposizione e non le mani. Cercò di guardarsi attorno e salutare i pazienti che le sembrava di riconoscere.
Non andò in nessuna sala comune.
Dai sorveglianti fu considerato un atteggiamento normale, dopo i giorni di isolamento.
Nella sua stanza ritrovò, nel calzino bianco da ginnastica, quello più in basso della pila nel cassetto di mezzo del comò, il badge che aveva sottratto all’infermiera Vittoria, parecchio tempo addietro, e che aveva già utilizzato e portato con sé, nascosto in una fessura che aveva praticato nella suola dello scarponcino.
Tra i suoi vecchi abiti scelse un paio di jeans comodi, un maglione ed una giacca a vento che indossò con calma. Si guardò allo specchio e si trovò anonima. Non identificabile anche se parecchio pallida.

Sul portone, mentre attendeva di strisciare il badge, in fila con altri dipendenti della grande struttura, Ann si rannicchiò nel primo angolo che le sembrò sicuro, dopo aver camminato in fretta qua e là nella mente di Ette.

Si sedette con le spalle protette da una parete.
Poggiò la testa sulle ginocchia.
Chiuse gli occhi.
Mise le mani sulle orecchie.
Si spense.
Ette si dileguò nella serata limpida e fredda a caccia di vendetta.

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