Fa giorno con un cielo tutto rosso, sembra di fuoco, eppure il vento è fresco e umido e l’orizzonte una foschia grigia. I due uomini sono saliti in coperta e sono due facce ben diverse quelle che guardano verso la costa, celata dalla nebbia. Gli occhi di Stan hanno il colore della foschia; quelli di Charlie, il colore del fuoco. La brezza salata spruzza i loro visi di gocce trasparenti. Stan passa la lingua sulle labbra e sente, forse per l’ultima volta in quel viaggio, il gusto salato del mare. Ha gli occhi celesti, piccoli e obliqui, le orecchie grandi, i capelli ispidi e arruffati.
Incipit di Triste, solitario y final
Osvaldo Soriano
Un esempio perfetto e geniale di parodia. I personaggi che Soriano fa muovere in questa sua narrazione sono Stan Laurel dagli occhi color foschia e Charlie Chaplin con occhi color del fuoco. Laurel, vicino alla fine della vita va a trovare Philip Marlowe, il grande personaggio di Raymond Chandler, per affidargli un’importantissima indagine. Da leggere soprattutto con un occhio alla verosimiglianza. Soriano si inserisce come personaggio principale nella sua storia assieme ad attori scomparsi e personaggi inventati in una spettacolare trama che viaggia al di là della realtà e che dà la misura di quanto poco valga la realtà, la vita vera, in un libro sapientemente scritto.
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