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pinguino-viaggiatore

Rimaniamo nella zona humor e dintorni. Far ridere, o anche solo sorridere il lettore, non è molto facile. È un lavoro da duri. Il libro che vi consiglio è di Fred Vargas, pseudonimo di Frédérique Audouin-Rouzeau, nata a Parigi il 7 giugno 1957, famosa scrittrice francese di libri gialli (per me tutti fantastici). Adoro il suo personaggio fisso Adamsberg e il mondo di relazioni che ha attorno.
Ma non divaghiamo. Il titolo del testo di oggi è: Piccolo trattato sulle verità dell’esistenza. Come potete immaginare che non si tratta di un giallo, piuttosto di un libro di considerazioni (scritto nel 2001) quando la scrittrice non doveva passare un buon momento. Pieno di divertente ironia.

Ecco il brano, lo so è un po lungo, ma secondo me divertentissimo! che vi propongo:

[…] “Sulla scia di questa dimostrazione riguardante l’effetto dei nostri atti sull’insorgere delle cose dell’esistenza, segnalo che, se la previsione frettolosa viene spesso punita, lo è altrettanto l’attesa forsennata. Mentre l’essere umano immagina, con il suo fare ingenuo, che scrutare il futuro farà accadere il futuro, lasciatemi dire subito che prende una cantonata, e non ci giro intorno. Così accade con l’autobus, e scelgo un esempio di portata internazionale. Per estendere l’universalità del discorso si può sostituire l’autobus con la linea 4 del metrò, è equivalente. Dopo quattro minuti di attesa, tempo massimo che possa tollerare un essere umano normalmente strutturato qualunque sia l’evento auspicato (e qui non parlo di mia sorella, che è un caso del tutto particolare perché aspettare le piace e non desidera che l’evento si verifichi, ebbene sì, ragazzo mio, tua zia, ma non voglio annoiarvi con i miei guai di famiglia), dopo quattro minuti il viaggiatore scruta con muto fervore la strada, il viale, i binari, la pista, nella speranza di veder comparire il veicolo. Scruta, e con questo sovrappiù di sorveglianza del reale conta di provocare il verificarsi dell’evento.
È un errore fatale. Più scrutate e più l’autobus (il metrò, la piroga, il vaporetto) recalcitra. Uno scrutamento eccessivo può addirittura indurre il blocco completo del traffico. E perché? Perché scrutare significa sorvegliare, sorvegliare significa attendersi, attendersi significa assoggettarsi, e assoggettarsi significa diluirsi nella schiavitù, proprio così, ragazzo mio. E sappi che né all’autobus, né alla piroga, né al treno a vapore piace rispondere alla supplica di una creatura della cui felicità diventa di colpo responsabile. Fa dietrofront, e ne ha assolutamente diritto. Per l’autobus, obbedire, andare a collocarsi alla fermata, significa assumersi il rischio non indifferente di alienare la propria libertà cedendo alla preghiera che grava sul suo collare a spalla. La servile attesa del viaggiatore può provocare, per feedback, la schiavitù dell’autobus. Da cui si evince che il principio dell’attesa determina il blocco istantaneo del veicolo per un naturale riflesso di sopravvivenza. Invece, chiudete gli occhi, comportatevi con disinvoltura, e l’autobus passerà.
Attenzione, vi metto in guardia, poiché l’autobus è tutt’altro che stupido, tanto vale saperlo subito: la finta disinvoltura, per quanto allettante, viene subito decifrata come vera attesa e non funziona. Donde la massima: squallidi stratagemmi, miseri risultati. Perciò non si tratta di fingere la disinvoltura, ma di compiere, durante l’attesa, un esercizio di intensa meditazione che vi introdurrà alla disinvoltura autentica. Questo stratagemma, frutto di anni di pratica, garantisce il sistema più sicuro per essere trasportati senza grosse preoccupazioni.”
Questo esempio evoca per certi versi il nostro tema centrale dell’amore, nonché quello della filosofia, che affronterò entrambi, ma è inutile essere precipitosi, ogni cosa a suo tempo. Fatemi memoria di intrattenervi sulle formiche, che non hanno nulla in comune con i lombrichi e rappresentano un argomento piuttosto ossessivo tra i miei vari studi, senza peraltro arrivare alla nevrosi, rassicuratevi. Il «principio dell’attesa», che ho trattato mediante l’esempio universale dell’autobus, si applica a qualunque cosa della vita senza alcuna eccezione. Sì, ragazzo mio, è la verità, puoi credermi, la mamma conosce la vita, e non poco. Si applica ai semafori verdi, ai semafori rossi, all’apertura dei negozi, all’arrivo del postino, alla telefonata, all’autostop, alla crescita delle piante, allo scoppio del temporale, al funzionamento del computer, allo scampanio dell’angelus, alla pausa merenda, allo scatenarsi del monsone, alle piene del Nilo, al sorgere dell’alba e via dicendo, tutti eventi irrimediabilmente bloccati dal principio dell’attesa. Attesa in seno alla quale si annida la perniciosa impazienza, capace di provocare mediante lo stesso fenomeno moltiplicato catastrofi di portata mondiale o personale.[…]

Photo: www.bovematteo.it

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