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Scritto un bell’articolo, ponderato, pieno di link e citazioni!

Lavoro perfetto, ore di meditazione e… zac! Perduto per sempre nei meandri del nulla.

La tecnologia e l’ineluttabilità del perso.

Mi viene in mente che, forse, il destino del perso ineluttabile m’ha salvato dalla pubblicazione di qualcosa che non era in linea con la piega presa da questi monologhi sulla scrittura che sto scrivendo.

Quindi? Oh, beh! Si ricomincia e si riscrive!

Buongiorno scrittori!

Ce la facciamo con le 5 frasi al giorno?

E con l’attenzione, la presa di coscienza delle parole? Le nostre e quelle degli altri?

Raccontare è fantastico, non trovate?

Possiamo immaginarci la vicina, quella che fa girare la testa a tutti i mariti, sempre così impeccabile, magra, ben truccata, vestita con gusto, con borse e scarpe fa-vo-lo-se!

Ecco proprio quella vicina lì.

Ce la possiamo immaginare dentro casa: con i capelli che fuggono da tutte le parti, stile medusa, con addosso il più grigio dei completi sportivi consumato e rattoppato mentre grida sibilando cattiverie al marito e al figlio!

Oppure la possiamo immaginare e descrivere a una cena con varie personalità mentre si provoca una dolorosa caduta di stile….

Sì, possiamo dire che, a volte, la nostra immaginazione ci può portare alla vendetta o se preferite, ad atti di giustizia (forse un po’ sommaria, ma innocua).

Immaginiamo, comunque, continuamente e su ogni cosa.

Provate a fare attenzione a quanto, in ogni situazione, la vostra mente divaghi!

Trasformare la nostra immaginazione in scritto è facile. Davvero.

Non dobbiamo fare null’altro che ricopiare le immagini che ci vengono in mente, ed è fatta!

E questo va meravigliosamente bene se decidiamo di scrivere per noi stessi o se raccogliamo pensieri ed idee sul nostro quaderno per rielaborarle. Se ricreiamo situazioni o rintracciamo ricordi e li mettiamo sulla pagina per non dimenticarli più, o per cambiare il finale a storie che ingombrano le nostre stanze interne e ci tolgono energia. O se trasformiamo il nostro immaginare in una lettera indirizzata a…. per riuscire finalmente a dire tutto quello che non abbiamo mai avuto il coraggio di dire.

Non va per nulla bene, purtroppo, se decidiamo di farne un libro e di stamparlo in self publishing.

Quando pubblichiamo qualsiasi cosa in rete, nel giro di un attimo è a portata di globo.

Ed è importante non fare figure di cioccolata planetarie quando si può (e si deve!!!) rileggere il testo, correggerlo, riscriverlo.

Leggo molto e mi piace cercare autori nuovi, anche fuori dai soliti canali editoriali.

E spesso m’imbatto appunto in self publishing che, per titolo e argomento, m’attirano e m’interessano!

Quasi sempre, dopo poche pagine, devo abbandonare irritata e scoraggiata dagli errori, dai salti temporali, dalle variazioni di soggetto ecc.ecc.

Capiamoci! Non dico che debba essere perfetto (non lo sono neppure quelli che escono dalle case editrici), ma almeno che sia leggibile. So per esperienza che refusi, dimenticanze, piccoli sbagli possono finire in un testo anche se accuratamente riguardato (ne parleremo ancora – anche dei metodi per evitare il più possibile questi piccoli guai)

E mi torna in mente la risposta di uno di questi autori fai da te ad un commento (peraltro molto civile ed educato) che elencava quali e quanti errori l’autore avesse commesso solo nella sua prima pagina.

Testuale: «Te mi scrivi così perché sei invidioso che io ho pubblicato e tu no!»

Ne riparleremo!

Ricordo che in questo sito esiste la pagina Io leggo te, se vuoi approfittarne.

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