Oggi va meglio, quindi ho ripreso a leggere e m’è capitato tra le mani ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore‘ di Italo Calvino. Io adoro Calvino perché scrive con chiarezza e con semplicità, in apparenza. In realtà ha sempre almeno un altro piano di lettura e costruisce i romanzi come volesse far vedere altro che non si trova nel libo in realtà, ma in ogni uomo.
Questo in particolare, scritto dopo sette anni di silenzio, il precedente fu ‘Le città invisibili‘, mi regala ad ogni rilettura qualcosa di nuovo. È un libro che da del tu al lettore o alla lettrice, e che fa impazzire chi legge attraverso dieci inizi di libri differenti.
È un libro per chi ama leggere, dicono i critici, ma è anche gioioso, con una forza narrativa trattenuta quasi a forza…
Tutto da provare. Ognuno deve ricevere emozioni personali dalla lettura di un libro.
Le ragioni che hanno spinto Manara a visitare il vecchio romanziere non risultarono chiare dall’insieme della corrispondenza: un po’ sembra che si sia presentato come rappresentante dell’OEPHLW di New York («Organizzazione per la Produzione Elettronica d’Opere Letterarie Omogeneizzate») offrendogli assistenza tecnica per terminare il romanzo («Flannery era impallidito, tremava, si stringeva al petto il manoscritto. – No, questo no, – diceva, -non permetterò mai…»); un po’ sembra venuto lì per difendere gli interessi d’uno scrittore belga spudoratamente plagiato da Flannery, Bertrand Vandervelde… Ma risalendo a quanto Manara scriveva a Cavedagna per chiederli di metterlo in contatto con l’irraggiungibile scrittore, si sarebbe trattato di proporgli, come sfondo per gli episodi culminanti del suo prossimo romanzo ‘In una rete di linee che s’allacciano‘ un’isola dell’oceano Indiano «che si staglia con le sue spiagge color ocra sulla distesa di cobalto». La proposta veniva fatta a nome d’una ditta milanese d’investimenti immobiliari, in vista del lancio d’una lottizzazione dell’isola, con villaggio di bungalows vendibili anche a rate e per corrispondenza.
Photo: www.inviaggioconcalvino.it