Alcuni libri non mi piacciono, li leggo, ma li porto a termine solo per la curiosità di scoprire come farà l’autore a riannodare tutti i fili che sparge nella trama, se qualcuno lo dimentica, se, invece, di sorpresa riesce a coinvolgermi. Beh, ‘Shopping con Jane Austen‘ di Laurie Viera Rigler non può, per esempio, gareggiare con ‘Il cardellino‘ di Donna Tartt.
Sicuramente però, è divertente e può far passare un paio d’ore senza rimuginare i soliti problemi il che è già un buon servizio, no?
Sono passati cinque giorni da quando sono ostaggio in un altro corpo e quest’ultimo sta inniziando a mandare un cattivo odore. Non c’è da meravigliarsene: non soltanto la mia unica alternativa alle abluzioni quotidiane è rappresentata da una caraffa e una bacinella (di cui metà del contenuto finisce sul pavimento invece che su di me), ma al posto del deodorante devo ricorrere a spruzzarmi del profumo fiorato sotto le ascelle. Non oggi però, decido, scostando le coperte e suonando il campanello per chiamare Barnes, che, come sempre, compare alla mia porta pochi secondi dopo.
«Barbes, o bisogno di un bagno.»
Mi guarda piuttosto agitata. «Adesso, Miss Mansfield?»
«Forse preferisci distribuire bottiglie di profumo da mettere sotto il naso di tutti quelli che mi si avvicinano?»
«Ma arriverà in ritardo in chiesa.»
«In chiesa? Barnes, io puzzo!»
Si torce il grembiule tra le mani. «Ma sua madre tiene molto alla puntualità…»
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