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Il primo obbiettivo di questo capitolo introduttivo è quello di definire che cosa sono le emozioni, o più modestamente che cosa gli psicologi intendono designare con questo termine.
È possibile che il lettore non senta questa necessità come prioritaria dato che le emozioni sono patrimonio di tutti, fanno parte nel bene e nel male della nostra vita quotidiana e anzi, a detta di molti, sono ciò che da sapore e significato all’esistenza.
Tuttavia, anche se l’esperienza è conoscenza, il nostro vissuto non ci permette di definire cosa sia la gioia, la rabbia, la paura ecc. Diciamo che, nella migliore delle ipotesi, ciascuno sa cosa è per lui una certa emozione ma non è detto che un’altra persona intenda esattamente la stessa cosa anche se usa la stessa parola.

Incipit di Sillabario delle emozioni
Valentina d’Urso e Rosanna Trentin

La felicità dipende dal buon rapporto che il singolo riesce a creare con le proprie condizioni di vita o da una specifica molecola del suo DNA? Forniamo noi a noi stessi la possibilità quotidiana di assaporare la felicità o seguiamo un impulso stabilito dalla catena genetica? Carattere ottimista o molecola ottimista? Il testo delle due autrici risponde con la proposta interessante di un mondo più adeguato dal punto di vista della giustizia e della possibilità sociale di ottenere eguaglianza (forse un po’ d’utopia?), non esagerando con l’importanza molecolare, ma lasciando che l’immaginazione e la mente siano complici e fautrici dei momenti di felicità.

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