Sento molto, sia in rete che fuori, nel mondo reale, parlare di migliorare il proprio benessere cambiando modo di pensare e di vedere le cose. Piace anche a me, questa ricerca. Mi serve anzi per aumentare la mia serenità nel quotidiano. E come tutti cerco la meditazione e lo spirito zen nelle cose. Mi sono dimenticata però di un libro importante per ritrovare equilibrio, accettazione ed energia: ‘Socrate in giardino. Passeggiate filosofiche tra gli alberi‘ di Andrèe Bella. Molti filosofi del mondo occidentale hanno costruito le loro teorie per trovare la felicità immanente e vivere, appunto, con saggezza e con filosofia. A volte sembra più facile pensare zen che, per esempio, ‘socratese’, ma secondo me, anche i nostri filosofi possono servire allo scopo, soprattutto se si è immersi nella madre natura che continuamente evolve e mostra la vita nel suo immutabile ciclo e continuo divenire.
Voglio ora raccontarvi un esempio contemporaneo di questo esercizio, una storia realmente accaduta narrata in un libro della filosofa Freya Mathews, ‘Riabilitare la realtà’.
Proprio come un salice, la scrittrice ha deciso di seguire il corso di un fiume fino alla sorgente. Sceglie il torrente che scorre accanto a casa sua, in una città dell’Australia, non perché sia particolarmente bello o interessante, ma perché è lì. E decide di costeggiarlo a piedi, dovunque l’avesse portata, senza sfuggire a eventuali zone di degrado, senza abbandonarlo mai. Seguire il torrente Merri ovunque conducesse alla ricerca della capacità di stare con tutto quello che avrebbe incontrato.
Non sono mancate nel suo pellegrinaggio discariche né vecchi depositi di macchine abbandonati. Neppure eucalipti rossi e stormi di anatre, visi benevoli e giardini fioriti. Ma il viaggio, scrive, sarebbe stato altrettanto significativo accanto a qualsiasi fiume avesse scelto di risalire. Il fatto è che tutto ciò che ha conosciuto e osservato si è fatto esperienza di trasformazione per il suo modo di viverlo, camminando senza mai sottrarsi alla presenza del mondo, senza mai perdere una certa presenza a sé. Un misero torrentello inquinato senza nome né storia, a malapena notato nel tragitto da casa a scuola, si è trasformato così in un vero e proprio universo. È la ricerca di ciò che è sempre, senza nome né forma, dà senso a ciò che è e che non è facile notare poiché è di continuo sotto i nostri occhi.