Per me essere felici significa soffrire di meno. La felicità sarebbe impossibile se non fossimo capaci di trasformare il dolore dentro di noi.
Molti cercano la felicità al di fuori di sé, ma la vera felicità deve venire da dentro. La nostra cultura afferma che si è felici se si hanno soldi, potere e una buona posizione sociale. Se osservate con cura, però, notate che molte persone ricche e famose non sono felici. Anzi, molte di loro si suicidano.
Il Buddha e i monaci e le monache del suo tempo non possedevano nulla all’infuori di tre abiti e una ciotola; eppure erano molto felici perché possedevano qualcosa di estremamente prezioso: la libertà.
Incipit di Spegni il fuoco della rabbia
Thich Nhat Nanh
Testi come Spegni il fuoco della rabbia propongono un punto di vista differente sul nostro modo di vivere occidentale che passa attraverso la cultura orientale. Questa tipologia di testi è utile ad un apprendista scrittore perché mettono in luce abitudini e comportamenti caratterizzanti l’uomo europeo e che a volte sono dati talmente per scontati che non ci soffermiamo ad analizzarlo. Cioè rispondono a domande quali: come descrivo il mio personaggio pieno di rabbia?
Vi è una risposta diretta nel testo? No, siamo noi a trovarla in brani come questo: «Quando uno non sa come trattare la propria sofferenza lascia che si spanda su tutte le persone che gli stanno intorno. È naturale: quando soffri fai soffrire le persone che ti circondano.» attraverso queste osservazioni possiamo avere utili suggerimenti per come far muovere il nostro personaggio arrabbiato. Esempio terra, terra: «Filippo entrò in ufficio dopo aver litigato con la moglie e pieno di una rabbia cieca, iniziò quasi subito a prendersela con i suoi colleghi fannulloni e scansafatiche.»
In questo modo otteniamo un comportamento da arrabbiato, ma verosimile, per il nostro personaggio.