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tunnel

Ci son giornate che la melancolia arriva e domina da padrona.
Scava dentro l’animo lunghe gallerie come i vietcong nella loro terra per depistare gli stranieri, per sorprenderli o non farsi trovare.
Silenziosa, agile e piccola coglie l’attimo della distrazione e s’infila sotto pelle attraverso l’entrata che si è fatta negli anni, si siede tranquilla per regolarizzare il respiro e abituare gli occhi al buio. Poggia di lato il suo cappello di paglia a cono e larghe tese che ha celato la sua natura distruttiva sotto l’apparenza dell’innocuo raccoglitore di riso.
Si guarda attorno nell’oscurità per captare i rumori che le servono per orientarsi. Battito del cuore, rimbombo della voce, rimescolio dello stomaco. La terra madre e matrigna.
Conosce già, palmo a palmo, il percorso che ha costruito, nelle precedenti visite e con le precedenti fatiche. È l’unica che ha in testa tutto il dedalo, il reticolo completo, la mappa intera di quegli scavi profondi e laceranti dove s’annida.
Da vera artista tunnel rat, è vicina al successo, oggi.
Sgancia dalla cintura sulla schiena la pala e inizia a strappare via, faticosamente, i grandi pezzi di serenità nei quali l’anima si sfalda se colpita nel modo e nel punto giusto.
Il lavoro è pesante, non basta infatti staccare le falde, bisogna anche trasportarle verso l’uscita, dove, appena a contatto con l’estraneo e terribile mondo esterno e reale, si autodistruggono contorcendosi con violenza e lasciando la melancolia, a volte, stremata e con le braccia doloranti.
Lei rientra indefessa, toglie ancora una falda e la trascina, piegata in avanti, la testa bassa, le braccia tese, camminando all’indietro, respirando con attenzione e cautela perché il pulviscolo di serenità che impregna l’aria, se inalato, potrebbe stordirla, se non addirittura soffocarla. Nessun altro potrebbe calarsi nei tunnel della maga del male oscuro senza rimetterci la vita.
Stacca l’ultimo pezzo e trova il tunnel di congiunzione.
La rete di gallerie è completa e come una bomba innescata attende il grande evento.
Il primo dolore, grande o piccolo, che quest’anima proverà, scatenerà la pioggia del dolore che scenderà fitta e silenziosa e sommergerà ogni scavo, ogni via aperta con cura, ogni passaggio destinato ad agevolare il grande allagamento.
A quel punto la temeraria melancolia si siederà al bordo della galleria e attenderà il nuovo e ultimo scossone. L’acqua nelle gallerie si gelerà e, aumentando di volume, farà implodere l’anima. Che si affloscerà su se stessa.
La melancolia soddisfatta, si ripulirà le mani e il viso, si sistemerà bene gli abiti, spazzolandoli un po’, e aggancerà la pala sulla schiena.
Silenziosa e inosservata, nel suo abito innocuo, sceglierà con calma la sua prossima anima.

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