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ingorgo mentale

Beh, che dire? Ogni tanto rispunta dalle ‘sudate carte’ (ahi, ahi, si mette male!) qualche autore studiato a scuola e bellamente dimenticato un secondo dopo la fine dell’interrogazione. Bisogna dire però che è utile ritrovarlo, un brano così! Puoi renderti conto che effettivamente c’era un suo perché se l’avevi lasciato scivolare nell’oblio senza colpo ferire, no?
Parlo di ‘Un caldo bagno di sangue’ scritto da Giovanni Papini e pubblicato sulla rivista Lacerba nel 1914.

‘Finalmente è arrivato il giorno dell’ira dopo lunghi crepuscoli della paura. Finalmente stanno pagando la decima dell’anime per la ripulitura della terra.
Ci voleva, alla fine, un caldo bagno di sangue nero dopo tanti umidicci e tiepidumi di latte materno e di lacrime fraterne. Ci voleva una bella innaffiatura di sangue per l’arsura di agosto; e una rossa svinitura per le vendemmie di settembre; e una muraglia di svampate per i freschi di settembre.
È finita la siesta della vigliaccheria, della diplomazia, dell’ipocrisia e della pacioseria. I fratelli son sempre buoni ad ammazzare i fratelli! I civili son pronti a tornar selvaggi; gli uomini non rinnegano le madri belve.
Non si contentano più dell’omicidio al minuto.
Siamo troppi. La guerra è un’operazione Malthusiana. C’è un di troppo di qua e un di troppo di là che si premono. La guerra rimette in pari le partite. Fa il vuoto perché si respiri meglio. Lascia meno bocche intorno alla stessa tavola. E leva di torno un’infinità di uomini che vivevano perché erano nati; che mangiavano per vivere, che lavoravano per mangiare e maledicevano il lavoro senza il coraggio di rifiutar la vita.
Fra le tante migliaia di carogne abbracciate nella morte e non più diverse che nel colore dei panni, quanti saranno, non dico da piangere, ma da rammentare? Ci metterei la testa che non arrivano ai diti delle mani e dei piedi messi insieme. E codesta perdita, se non fosse anche un guadagno per la memoria, sarebbe a mille doppi compensata dalle tante centinaia di migliaia di antipatici, farabutti, idioti, odiosi, sfruttatori, disutili, bestioni e disgraziati che si son levati dal mondo in maniera spiccia, nobile, eroica e forse, per chi resta, vantaggiosa.’

Beh, basta così. Vi risparmio il resto del pezzo. Ogni epoca ha i suoi straordinari guerrafondai!

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